Bersani mette i paletti sulle primarie

«Le primarie non sono un vincolo ma un`opportunità. E dove la destra è già in campo dobbiamo privilegiare l`immediatezza e l`efficacia della proposta». Bersani risponde così ai molti esponenti della minoranza del Pd che criticano le sue mosse. Primarie sempre e ovunque, ripetono da giorni come un mantra Franceschini e gli altri. Primarie forse e caso per caso, ribatte il segretario del Pd. Se c`è il via libera alla candidatura di Emma Bonino, che stamattina con Pannella vede Bersani, resta da verificare la situazione in Puglia, dove Francesco Boccia vorrebbe evitare lo scontro nelle primarie con Vendola. Incertezza anche in Umbria, dove il governatore uscente, Maria Rita Lorenzetti, vorrebbe una deroga per candidarsi, nonostante sia già al terzo mandato. In corsa, per il Pd, anche Mauro Agostini e forse un terzo candidato. Bersani fa il punto: «Il partito non è un notaio che stila solo il regolamento delle primarie». Come dire, attenti a non farsi intrappolare dalle regole. Quando la destra è già in campagna, come accade in Lazio, è opportuno andare avanti subito: «Ho detto che la Bonino è una fuoriclasse, fuori dagli stereotipi e non deve essere imbrigliata. Si è capito come la penso». Quanto alla Puglia, «il tema non è l`esclusione di questo o di quel candidato ma le opportunità per un ampliamento dello schieramento». Agli attacchi di alcuni cattolici, la Bonino replica: «Parlamentari come Binetti o Carra mi sembrano soffrire di una certa sovraesposizione. Sono espressione, più che del mondo cattolico, della parte più clericale o integralista». Quanto alle critiche di Di Pietro, Bonino risponde così: «Sul liberismo mi sembra che parli un po` a vanvera. Le differenze tra noi sono molto marcate, ma le Regionali hanno poco a che fare con l`articolo 18. Polemizzando con noi, pensa al suo rapporto con il Pd». Critiche al metodo scelto, cioè accodarsi a una candidatura radicale, arrivano anche da Gianni Cuperlo (mozione Bersani) e da Ignazio Marino (Michele Meta chiede la convocazione della Direzione). Intanto nel Pdl Renata Polverini è lanciatissima: potrebbe scendere in campo al suo fianco (nel listino protetto) anche Isabella Rauti, moglie del sindaco Alemanno. Dando per scontato che oggi sarà il «Bonino day», più per mancanza d`alternative che per reale convinzione, più complessa è la vicenda pugliese. Ieri Francesco Boccia ha riferito ai vertici del partito sui risultati del mandato esplorativo. Vista la renitenza di Vendola a tirarsi indietro, l`obiettivo è evitare le primarie. Ma serve una maggioranza di 76 delegati su 126: molti, forse troppi, visto che Michele Emiliano ha fatto sapere di non poter controllare i suoi (che ha riunito in serata e che rivendicano il metodo primarie»), buttando lì una frase allarmante: «Se andiamo al voto con due candidati perdiamo: valutiamo l`ipotesi di tornare a Vendola». Quanto basta per far capire che i giochi non sono fatti. E così è partita la verifica capillare: telefonate, uno per uno, a tutti i 38 delegati che fanno capo all`ago della bilancia Emiliano, per capire da che parte stanno. Raggiunti gli 80 (soglia di sicurezza), si pensa a un documento che metta nero su bianco i nomi a sostegno di Boccia. Ma c`è un ma: il venti per cento dei delegati dell`assemblea potrebbe chiedere il voto segreto, con il rischio dei franchi tiratori. Il giorno della resa dei conti è sabato. L`Udc è impaziente: «O Boccia va avanti - avverte Pier Ferdinando Casini - o ci metto un attimo a fare un altro numero con il cellulare». Boccia chiosa: «Avere la maggioranza e una linea chiara non è un problema mio, ma del gruppo dirigente del Pd. Quanto a Vendola, ci accusa di consentire all`Udc un`Opa sul Pd: ma la vera Opa l`ha fatta la sua sinistra su di noi».
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