Bersani: "Ma il governo è finito" I radicali pronti a dialogare col Pdl

Davanti alla stanza riservata al leader dell’opposizione in un corridoio della Camera, Pier Luigi Bersani commenta il videomessaggio di Gianfranco Fini: «In ogni caso la crisi del governo Berlusconi è con il Paese prima che con Fini». Sono le parole di chi non si aspettava lo stop alla crisi impresso dal presidente della Camera. Di chi crede che Fini abbia rinfoderato la richiesta di dimissioni del Cavaliere lasciando soli i tifosi del governo di transizione. Questo non fa piacere a Bersani e al Partito democratico. Anche se manca parecchio al 14 dicembre, giorno in cui l’esecutivo si presenterà alle Camere per la fiducia, la caduta del premier si allontana. «Per fortuna abbiamo organizzato la manifestazione di Piazza San Giovanni - dice Bersani-. Quella è la nostra occasione per svelare questa crisi con i cittadini». Bersani corregge Fini, per certi versi la sua risposta è stizzita: «Responsabilità - spiega riprendendo le parole del messaggio video - è prendere atto che il governo non è in grado ai andare avanti, basta aprire la porta per rendersi conto dei problemi che ha l’Italia». Il Partito democratico andrà avanti per la sua strada con la mozione di sfiducia. In Parlamento terrà l’occhio puntato sulle mosse dell’Udc. Anche Pier Ferdinando Casini si è trovato spiazzato dalle dichiarazioni di Fini. «Ha fatto mancare i suoi ministri, ha chiesto a Berlusconi di dimettersi - dice il leader centrista - . Io resto ai fatti, oggi il presidente della Camera ha fatto un appello alla responsabilità e questo deve valere per la destra, per la sinistra e per il centro».
Casini però invita tutti a lasciare da parte «giochini. Ognuno mostri le carte». Ma la carta di Fini mette in dubbio la mozione anti-Berlusconi del Terzo Polo (Fli-Udc-Api di Rutelli). Casini ora apre timidamente a un voto insieme con Pd e Idv. «Si può sempre votare la loro mozione. Per un partito di opposizione non è un grande imbarazzo. C’è tempo fino al 14 dicembre, lo concerteremo con gli altri partiti».
Fuori dalla compravendita classica, a dare un po’ di ossigeno all’esecutivo, arrivano anche le parole di Marco Pannella. I radicali hanno una pattuglia di 6 deputati alla Camera dentro al gruppo democratico. Ma i rapporti con il Pd sono molto tesi e Pannella lancia «un dialogo con tutti. Con Berlusconi, Bossi Bersani, Di Pietro. Non con quelli del Terzo polo». Se qualcuno riconosce il ruolo di interlocutore politico ai radicali, la pattuglia di parlamentari non farà distinzione. E il Pd questo passo non lo ha fatto. «Noi vorremmo parlare con Bersani, ma lui non sembra interessato».
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