Bersani in cerca di intese con l'Udc. Primarie nel Lazio

Dalla Rassegna stampa

Intese con l’Udc ovunque sia possibile, anche sacrificando qualche candidatura di partito da offrire all’alleato centrista. Il Pd bersaniano ha posto il tema alleanze al crocevia della nuova gestione, e Pierluigi Bersani ne parlerà anche con Dario Franceschini quando tra oggi e domani i due torneranno a vedersi a quattr’occhi. Il panorama si presenta complicato assai, con la corteggiata Udc che fa la riottosa, «siamo sempre più orientati ad andare da soli», ha confermato l’altro giorno il segretario Lorenzo Cesa, e se una qualche speranza di intesa fa intravedere ai democrat, questo avviene più al Nord che al Sud. Se il panorama delle regionali in casa Pd è al momento una matassa ingarbugliata, per il Lazio è un vero e proprio puzzle, il caso Marrazzo è piombato come un mortaio e ha sconvolto piani e scenari. Dunque?
L’unica cosa certa, al momento, è che il candidato o la candidata verranno scelti con le primarie, «è il minimo che si potesse fare vista la situazione, se qualcuno decidesse per il no scoppierebbe la rivolta», dicono al comitato Marino e non solo. Il quale chirurgo uscito rafforzato dalle primarie ci sta facendo un pensierino, così come più che un pensierino sta facendo Emma Bonino. Ma entrambi sarebbero due classici candidati indigesti per l’Udc che proprio nel Lazio non ha mai mostrato soverchie propensioni di intese con il Pd. Se a un’alleanza si deve puntare, sono altri i nomi ai quali guardare. Spiega Beppe Fioroni, il dominus ex popolare che fino a ieri aveva in mano la matassa regionali: «Nel Lazio dobbiamo trovare un candidato condiviso con l’Udc, al limite anche uno loro, ora che c’è Rutelli potrebbe essere più facile». Identikit che si attagliano a personaggi come l’imprenditore Abete o Mondello della Camera di commercio. Ma le primarie sono selettive per natura, riservano sorprese, la bocciatura è dietro l’angolo. Ecco così emergere altre candidature tipo quella di Silvia Costa o di Esterino Montino, «possibili candidati kamikaze», li definisce chi non crede molto all’operazione. Un nome che circola ancora è quello dell’ex prefetto Serra, mentre il multi gettonato Enrico Gasbarra continua a scansare e a scansarsi, sostiene che il distacco di coalizione è di 40 a 60 a favore del centrodestra e lui non ha alcuna intenzione di andare allo sbaraglio.
Più facile che il laboratorio Udc decolli in quel di Puglia, dove l’alleanza Pd-centristi ha già portato alla vittoria in quattro province. Con quale candidato governatore? Nicki Vendola non intende farsi da parte, ha dichiarato suadente di non voler porre preclusioni verso l’Udc, ma la stessa cosa non dicono i centristi, anzi. E anche per il Pd pugliese non è facile dire al governatore uscente “fatti più in là”. «Stiamo lavorando per costruire un’alleanza con l’Udc, partiamo da Vendola poi si vede», annuncia Nicola Latorre proconsole dalemiano fra i trulli. Un piccolo esperimento a suo modo inedito potrebbe verificarsi in Veneto dove l’arrivo di Rutelli potrebbe facilitare un appoggio centrista a un Galan dissidente dal Pdl in chiave anti Lega, con il Pd che appoggerebbe un proprio candidato kamikaze.
Udc a parte, novità si annunciano nelle candidature democrat. Nelle regioni storicamente rosse cambiano i governatori: in Toscana lascia di sicuro Claudio Martini a favore di Enrico Rossi ex assessore alla Sanità, pisano; in Emilia lascia, ma è meno sicuro, Vasco Errani a favore del sindaco di Imola, Daniele Manca, per Errani un posto importante di coordinatore della segreteria Bersani. In Campania si parla di Cascetta o De Luca, uscito quest’ultimo rafforzato dal congresso del Pd.

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