Bersani, la campagna è adesso

La data chiave della campagna elettorale di Pier Luigi Bersani è 2013. È il numero che accompagna il suo nome nei manifesti, nei siti, nei video, insomma nella comunicazione per le primarie. Quasi a significare che lui è già là, o che comunque è là che guarda. Perché è l’anno in cui il centrosinistra tornerà al governo del paese. E poi, nel 2013 il Partito democratico celebrerà il suo congresso, appuntamento al quale – ha chiarito ieri Bersani nella videochat alla Stampa – «la ruota dovrà girare». Tradotto, il partito dovrà scegliersi un altro segretario. Anche perché (sottotesto) quello attuale dovrebbe albergare a palazzo Chigi.
È un Bersani tranquillo, sereno e sicuro di sé quello che ieri si è presentato in via Lugaro, nella nuova sede del quotidiano torinese, accolto dal direttore Mario Calabresi, che ha condotto la chat. «Molto confident, eppure simpatico, cravatta rossa, segno di forza e fiducia» twittava in diretta Jacopo Iacoboni, giornalista quarantenne della Stampa, giornale non particolarmente fan del segretario dem. E ancora: «Ha una forza tangibile: sembra sempre uno che ascolta». Insomma, al segretario è andata decisamente bene.
Ma, al di là dell’apparenza, che pure conta molto in politica ed era quella giusta, Bersani ieri ha lanciato anche diversi messaggi concreti, che delineano il perimetro nel quale intende muoversi. Su Monti e la legge elettorale: «So che il retropensiero di chi invoca il Monti bis è fare una legge elettorale da cui escano tutti partiti nanerottoli, in modo che così la politica non dia risposte e venga fuori il Monti bis. Ma chi la pensa così è fuori come un balcone, perché dalla palude verrebbe fuori solo la palude, si andrebbe a votare dopo sei mesi e sarebbe un rischio mortale per il paese». Sulla partecipazione degli attuali ministri alla campagna elettorale concorda con il presidente del consiglio sull’opportunità che il fenomeno resti contenuto: «Di sicuro Monti è consapevole che c’è un governo in carica mentre si vota. Quindi non vorrei che si creassero situazioni imbarazzanti per la credibilità dell’Italia. Se si resta in dimensioni di partecipazione ridotte, meglio ». Sul programma economico di governo: «Sono per un’agenda Europa e un’agenda Italia entrambe modificate. Bisogna aspettare le elezioni tedesche, ma bisogna cominciare a fare sul serio una tassa sulle transazioni finanziarie che aiuti il lavoro». E ancora: «Ho in testa una lenzuolata di provvedimenti, riforme istituzionali, legge sui partiti, norme anti-corruzione. E un rilancio dei diritti, perché un figlio di immigrati nato qui e che studia qui è un italiano». A chi gli chiedeva se in caso di vittoria offrirà a Renzi un posto da ministro: «Abbiamo un sacco di sindaci che sono enormi risorse, certamente Renzi e tanti altri amministratori. Non faccio il giochino del governo...». Votanti attesi: «Realisticamente due-tre milioni». Non è mancata una stoccatina ironica al conduttore di Porta a Porta: «Non ci sono nel libro di Vespa... ho fatto l’anno sabbatico. Io gli proporrei il quinquennio ».
Da qui al giorno fatidico, il 25 novembre, l’agenda di Bersani è piena di incontri e manifestazioni: quelli appena svoltisi in Emilia e in Toscana sono andati benissimo. L’impressione è che la campagna elettorale del segretario sia entrata adesso nel vivo e stia segnando molti punti positivi. Anche i sondaggi – per quanto da prendersi con le molle nel caso delle primarie – lo confermerebbero: il trend in salita sarebbe tale da far ipotizzare una vittoria al primo turno.
Segna il passo, nei sondaggi e nella comunicazione, Matteo Renzi, che ieri ha concluso il suo tour in camper partito il 13 settembre.
Un comunicato ha tracciato il bilancio dell’iniziativa, che ha toccato 108 province: oltre 119mila euro donati, 8200 gadget venduti online, i più gettonati dei quali le cover per Iphone con la scritta “Adesso!” e la tazza da colazione con gli slogan del candidato. «Non farò né il ministro, né il sottosegretario e nemmeno il parlamentare» ha ribadito ieri Renzi, che si è dovuto difendere dagli attacchi di Beppe Grillo. Il leader di M5S, che già aveva accusato il sindaco di non occuparsi Firenze, elencandone tutte le assenze dalle sedute del consiglio comunale, ieri ha messo online un video del 2009 in cui Renzi, candidato alle primarie da primo cittadino, stigmatizzava chi, eletto in parlamento, si presentava per il comune senza aver concluso il proprio mandato. In serata la risposta dello staff del sindaco: «Matteo Renzi ha spiegato che, qualunque sia l’esito delle elezioni primarie e delle politiche, Firenze non tornerà alle urne fino alla scadenza naturale del mandato, nel 2014». Una spiegazione che tuttavia lascia senza risposta la domanda su chi governerebbe Firenze qualora Renzi vincesse primarie ed elezioni.
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