Bersani: "Il berlusconismo fa regredire la politica a fogna"

Dalla Rassegna stampa

 

«In questo agosto terrificante abbiamo visto come il secondo tempo del berlusconismo possa far regredire la politica alla fogna». Dal vocabolario della politica, il segretario del Pd Pierluigi Bersani ripesca un'immagine non certo inedita (venne utilizzata soprattutto negli anni '70) ma d'impatto. Il risultato è che tutto il Pdl parte al contrattacco e respinge le accuse al mittente in un crescendo di dichiarazioni. Sandro Bondi, ministro della Cultura: «Se Bersani si esprime così vuol dire che il Pd ha cessato di esistere politicamente». Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: «La politica diventa fogna quando uno parla così». Francesco Giro, sottosegretario: «Fogna? E Bersani allora è il topo che presto farà la brutta fine dei suoi predecessori».
A fine giornata Bersani commenta così: «Che agosto sia stato un mese di dossier e dossieraggi è conclamato. Così come hanno visto tutti che nel sottoscala di questo Paese girano cose poco raccomandabili. Poi questi sottoscala ognuno può chiamarli come vuole». Ma intanto, fogna a parte, da parte della maggioranza la presa di posizione più significativa è quella di Umberto Bossi. Che non risponde a Bersani, bensì, dopo aver parlato e auspicato elezioni per un mese intero, ribadisce la linea venuta fuori dal vertice di Arcore del 25 agosto: «No, le elezioni, per adesso, non le vedo». Il leader della Lega e ministro delle Riforme parla di quella che gli sta più a cuore, il federalismo «che abbiamo messo in cassaforte» e attende «cosa dirà Fini a Mirabello», dopo la mediazione di Roberto Cota.
Il governatore leghista del Piemonte mantiene il massimo riserbo sull'incontro avuto con il presidente della Camera: «Sentiremo cosa ci dirà domenica Fini». Un appuntamento, quello della festa del Tricolore di Mirabello, che sta diventando la tappa centrale dell'estate politica, quella attorno alla quale si snoderà il percorso del governo e della maggioranza.
Da Labro, provincia di Rieti, dalla festa dell'Api di Francesco Rutelli, Pier Ferdinando Casini spiega che «il problema non è aggiungere un posto al tavolo del governo Berlusconi per l'Udc. Sarebbe umiliante fare il tappabuchi dei problemi tra Fini e Berlusconi». Nega, il leader dei centristi, di aver ricevuto una proposta per fare il premier di un centrosinistra senza Di Pietro e Prc («Non ho convenienza ad avventurarmi in gossip del genere») e assicura che «se si votasse oggi sarei per andare da solo, incurante della legge elettorale». Legge elettorale che, però, vorrebbe cambiare perché «è un'indecenza e un'intesa per un sistema diverso è possibile». Bersani, che per primo aveva lanciato il tema, ieri di riforma elettorale non ha parlato. Oltre alla «regressione della politica alla fogna», il segretario del Pd si è soffermato sulla crisi «ineluttabile» del berlusconismo: «Non ho un calendario, non so dirvi l'ora e l'anno. Ma noi ci siamo». Sebbene Berlusconi abbia «ancora forza e carte da giocare, consenso e potere e questo può portare ad un ulteriore imbarbarimento della politica di questo Paese».
Bersani parla anche di Pd e della proposta di nuovo Ulivo che «non è l'Unione. Il panorama è cambiato: non è che ci siano Mastella e Pecoraro Scanio. C'è Rifondazione che ha detto in un discorso onesto: "Non mi interessa un patto di governo, mi interessa una battaglia per la democrazia". Il nuovo Ulivo è un patto di governo del centrosinistra da cui non si scappa». Poi, in giro in Toscana tra Firenze e Livorno, Bersani risponde al sindaco fiorentino Matteo Renzi che aveva accolto con «uno sbadiglio» la proposta di nuovo Ulivo: «Assieme alla critica, scatti l'affetto alla "ditta"». Risponde Renzi: «Ok l'affetto ma l'importante è non far fallire la ditta». E non risparmia l'ultima critica: «La politica fogna? È una frase che non mi piace, io non l'avrei usata».

© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK