I berlusconiani: via senza essere indagato. I finiani: subito legge anticorrotti

Dalla Rassegna stampa

Le differenze politiche diventano anche differenze di stile. Berlusconiani e finiani dentro il PdL sembrano ormai avere dna diversi se non addirittura opposti. Lo si è visto anche dalle reazioni alla vicenda Scajola. Da parte degli ex azzurri, infatti, molti commenti sono sembrati una levata di scudi contro la magistratura e la stampa che, senza che il ministro fosse indagato, lo hanno spinto alle dimissioni. Così ecco Mario Valducci parlare di «gogna mediatica peggio di Tangentopoli», Gregorio Fontana applaudire «a dimissioni assolutamente non dovute», Chiara Moroni sottolineare arich’essa «l’incredibile gogna mediatica cui è stato sottoposto il ministro», mentre Osvaldo Napoli si dice sicuro che «saprà mostrare la sua totale
estraneità alla vicenda». Fabrizio Cicchitto, inoltre, condanna «una sentenza sparata prima sui giornali ma non nella realtà».
Di tutt’altro tono, invece, i commenti dei finiani, che esprimono solidarietà umana al ministro, ma avvertono che la giustizia deve fare il suo corso. Legalità, d’altronde, è uno dei termini più votati dai lettori di Fare Futuro web come parole rappresentative della nuo va destra. «Le dimissioni di Scajola sono apprezzabili. Questo è un paese dove non si dimette mai nessuno, quindi il suo farsi da parte contiene un alto senso .di responsabilità», osserva Enzo Raisi. Ma lo scontro tra berluscones e finiani ieri è andato in scena anche al direttivo del gruppo a Montecitorio, dove i primi hanno negato l’iter veloce al disegno di legge anti corruzione chiesto dai secondi. «Considero questa decisione un errore politico perché non si tratta di un’iniziativa della minoranza, ma di un atto del governo, opportuno ieri e ancora di più oggi per impedire al centrosinistra un uso politico generalizzato del caso Scajola, afferma Carmelo Briguglio.
Mentre per Fabio Granata il PdL deve alzare subito la bandiera della legalità e delle regole e lo si fa anche approvando velocemente questa legge». La giustizia, dunque, è destinata a dividere ancora le due anime del PdL, anche se Italo Bocchino in serata cerca di rasserenare gli animi: «Una via preferenziale al ddl poteva essere la migliore risposta del governo su questi temi. Ma non bisogna portare le fibrillazioni del partito nel gruppo parlamentare, altrimenti l’esecutivo rischia di saltare».

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