Berlusconi: "Le toghe non vogliono farmi lavorare"

Dalla Rassegna stampa

Mi spiano, in modo illegale, per cercare inesistenti ipotesi di reato. Cercano ipotesi di reato per impedirmi di lavorare, governare il Paese. Fanno entrambe le cose per seminare il dubbio dell'astensione, per evitare che i moderati vadano a votare per il Pdl. Eppure, continua il Cavaliere, «nonostante tutto vinceremo anche questa volta».
È un puzzle quello che il Cavaliere offre ai suoi elettori: i pezzi del complotto s'incastrano, gli autori e i complici (la sinistra e i magistrati) sono accomunati in un disegno unico, lui è la vittima designata di un sistema illiberale che ha nell'antiberlusconismo l'unico collante. Si scopre che uno dei reati che gli viene contestato non ha giurisprudenza dal 1954, è da decenni materia solo per la dottrina: la tesi del complotto si rafforza.
C'è da aggiungere un anelito, inedito, una richiesta accorata ai suoi elettori: «Andate a spiegare la verità a tutti, a testa alta, senza farvi influenzare, ai vostri amici e alle vostre amiche».
Il puzzle del complotto si può spendere nei bar, nei luoghi di lavoro: «Vi invito a diffondere questa verità». È un aiuto ai suoi elettori, ma in fondo riconosce che sono i primi ad esser confusi. Del resto la sinistra, ripete, «cerca di seminare il dubbio dell`astensione per spingere i moderati a non votare». Resta la fiducia, la convinzione che gli italiani «sapranno reagire e andranno in massa alle urne per difendere legalità e democrazia». Beni in pericolo anche perché «la vicenda della procura di Trani che controlla il presidente del Consiglio che parla al telefono è un grave segno di libertà mutilata e offesa».
Prima in una lettera ai club della libertà di Mario Valducci, poi in un'intervista a Studio Aperto, infine in un video-messaggio ai promotori della libertà di Michela Brambilla, il capo del governo aggiunge questi concetti alla sua campagna elettorale. Accusa i magistrati
di averla influenzata, dettandone i tempi, ma lui stesso non resiste alla tentazione di fare dell'argomento giudiziario il perno della sua comunicazione: «Ci sono dei magistrati che spendono il denaro del contribuente per fare costose intercettazioni a tappeto e cercare delle ipotesi di reato in ciò che il presidente del Consiglio dice da mesi in tutte le sedi, sia in privato sia in pubblico, il tutto in violazione della competenza territoriale e dell`intero codice di procedura». E motivo sufficiente per votare il Pdl alle prossime elezioni. Così come il tentativo di «sottrarre molto tempo all'attività di governo e c'è da chiedersi se una delle finalità sia proprio impedire di far lavorare» il premier. Ragioni che «confermano l'esigenza di una riforma radicale della giustizia». «Da quando sono sceso in campo - aggiunge - alla vigilia di ogni sfida elettorale, l'alleanza ormai scoperta tra la sinistra e una parte della magistratura interviene indebitamente,
con accuse ad orologeria, nella campagna elettorale per influenzare il voto». Ora l'obiettivo è portare 50o mila persone, sabato prossimo, in piazza San Giovanni. E forse per il Cavaliere è un sollievo sentire Fini dire che «Generazione Italia non è contro Berlusconi, io lavoro per il partito».
 

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