Berlusconi e i timori di "congiura" dei Pm. "Situazione difficile"

Dalla Rassegna stampa

E’ una giornata nera quella che vede salire Silvio Berlusconi al Quirinale per assumere l’interim del ministero dello Sviluppo Economico, lasciato dal dimissionario Claudio Scajola. Ed è altrettanto nero l’umore del premier, conscio che la «situazione è difficile», preoccupato per l’ondata di polemiche, divisioni, scandali, liti interne che «rischiano di logorare» il governo, fino a metterne in discussione l’esistenza.
Lacerazioni sull’Unità d’Italia, dissenso tra Maroni e Alfano sul ddl «svuota-carceri», quello che viene considerato l’ennesimo attacco di Fini via etere, l’accusa del centrosinistra di «conflitto di interessi» per l’interim, l’avviso di garanzia per corruzione al fedelissimo Verdini: sono talmente tante le fibrillazioni nella maggioranza in appena 24 ore che il caso Scajola sembra già quasi vecchio, per un premier che nella serata di martedì aveva riunito i suoi senatori e si era lasciato andare ad uno sfogo contro la «congiura» che i giudici avrebbero messo nuovamente in piedi per far fuori l’esecutivo e dunque «tanto
più serve una legge sulle intercettazioni, e subito», contro Fini e i suoi «continui controcanti» dovuti anche alla «gelosia per Bossi», ma in fondo un po’ perfino contro il fidatissimo Scajola, che «non poteva non lasciare l’incarico» dopo che erano emerse troppe stranezze, troppe cose «che non si potevano spiegare».
Concetto, questo, mantenuto fermo dal premier anche ieri, quando al Quirinale non ha usato parole in difesa del suo ex ministro, che a suo dire si sarebbe comportato con superficialità, deludendolo. Così come, nonostante non gli abbia chiesto passi indietro di alcun genere, non si può dire che Berlusconi, con Verdini che gli spiegava che non c’è alcun «complotto» ma cose che lui sarà in grado «perfettamente» di chiarire, sia rimasto contento e soddisfatto, nonostante resti convinto che c’è un «attacco concentrico» contro il governo.
Ma con Napolitano Berlusconi di «regia occulta» non avrebbe parlato, e nemmeno accennato a ipotesi di complotti o congiure dei giudici: in un incontro abbastanza breve, avrebbe piuttosto rassicurato il capo dello Stato che l’interim sarà breve, qualche settimana al massimo, il tempo per trovare la soluzione migliore che sia unitaria e anche tale da rilanciare il governo. Ma è chiaro che l’operazione non sarà così scontata, tanto più se dovessero avverarsi i presagi più foschi di chi ieri in Transatlantico prevedeva «nuovi, grossi guai» per l’esecutivo e la maggioranza tutta, con avvisi in arrivo per «uno o due ministri» nonché per «parlamentari di peso» del Pdl.

© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK