Berlusconi sta con Bossi: "Lui non c'entra"

Solidarietà, vicinanza, totale incredulità rispetto alle accuse. Sono passate ore, prima che il Pdl dicesse qualcosa sulle indagini che riguardano gli ex compagni di governo della Lega. Tutti chiusi a via del Plebiscito, dove era riunito l'ufficio di presidenza, è servita una nota ufficiale di Silvio Berlusconi per dare il via ai commenti. Rigorosamente, in difesa di Umberto Bossi. Mentre gli altri - Pd, Udc, Fli dicono solo, e ancora, che serve una nuova legge sui partiti, che i soldi dei rimborsi devono essere controllati meglio. Al Pdl, la linea la detta Berlusconi.
«Chiunque conosca Bossi e la sua vita personale e politica non può essere neanche lontanamente sfiorato dal sospetto che abbia commesso alcunché di illecito». Seguono la sua «più affettuosa vicinanza», e una precisazione: il Senatùr «non solo non risulta accusato di alcunché, ma dovrebbe casomai essere considerato persona offesa». Esclude ogni coinvolgimento del leader della Lega anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni «avendolo conosciuto da tanti anni come uomo dedito al 120% alla militanza politica e ai suoi ideali». Lo stesso fanno Cicchitto e Alfano: «Respingiamo il tentativo obliquo di colpirlo e diffamarlo», dice il capogruppo pdl alla Camera. «Ciò che è stato immaginato su Bossi è inapplicabile alla persona», chiosa il segretario.«Ipotizzare che il denaro della Lega sia stato utilizzato per la famiglia del leader - dice Niccolò Ghedini - è lontano da ogni realtà, soprattutto per chi conosca il suo stile di vita e l'assoluta dedizione al movimento da lui fondato». Al Tg2, il presidente del Senato Renato Schifani parla della necessità di una legge «sull'esistenza dei partiti, sulle regole, anche quelle rigorose della contabilità. Esistono per le imprese, devono esistere anche peri partiti che utilizzano tra l' altro fondi pubblici». Nel Pd, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca spiega come quella norma non sia più prorogabile: «Servono trasparenza e credibilità per mettere in sicurezza la democrazia». Il finiano Roberto Menia parla di «una luce sinistra e funebre sull'esperienza politica leghista». Vanno oltre Idv e Radicali. «Non si tratta di due, tre o mille mariuoli - scrive Di Pietro sul suo blog, unendo la vicenda ai casi Lusi, Penati, Boni -. È un sistema, come Tangentopoli, ma ancora più esteso e diffuso». Per questo, domattina depositerà in Cassazione il quesito per il referendum che chiede di abolire i rimborsi elettorali. «I grandi riformatori come Casini avevano annunciato che in due settimane il Parlamento si sarebbe occupato della materia - ricorda il radicale Mario Staderini - sono passati due mesi. Torneremo nelle strade con un nuovo referendum per abolire il finanziamento pubblico mascherato».
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