Berlusconi, show a Napoli "La sinistra è la banda bassotti"

Dalla Rassegna stampa

Ha la luna storta e si vede. Arriva a Napoli e si chiude in camera. Fa un comizio stringato e va via di corsa, nessun abbraccio con la sua città d'adozione. Sembra assolvere un dovere controvoglia Berlusconi, nel capoluogo partenopeo, dove l'unica battuta cercata è quella mutuata da Walt Disney: lui sarà anche Paperone, ma nel giorno dell'arresto di Frisullo, la sinistra «è
certamente la banda Bassotti».
Prima di salire sul palco della Mostra d'Oltremare il Cavaliere ha il tempo di fare alcune raccomandazioni: non ha ancora dimenticato la notte della sconfitta con Prodi, il pasticcio campano delle schede, e allora si rivolge ai maggiorenti locali caldeggiando attenzione durante lo spoglio. Pensare e temere i brogli può essere ulteriore motivo per detestare un campagna elettorale che lo vede impegnato più di quanto avrebbe voluto.
Altri motivi sono in platea: sembra che in prima fila molte persone del Pdl avrebbero voluto salire sul palco con il presidente. Alla fine vi sale solo Stefano Caldoro, il candidato alla guida della Regione, la persona per la quale il premier è arrivato a Napoli, «uno dei migliori ministri che ho avuto». Gli altri, compresi Carfagna («ministra con le palle») e Cosentino, restano giù. Solo orecchiare di queste liti ovviamente fa girare ulteriormente la luna del Cavaliere, che ha già «le scatole piene per tutto quello che ci ha fatto e ci sta facendo la sinistra», parole sue.
Ci si mette anche una contestazione a Italo Bocchino a guastare l'atmosfera: una decina di persone lo prendono di mira, gli gridano contro, gli danno del traditore. L'accusa: avrebbe mandato in giro una foto con il padiglione della fiera mezzo vuoto.
Non c'è di certo il gran pienone, ma quello che divide è l'accusa, ancorché non provata, non certo il dato sulle presenze. E così dura poco il discorso del presidente del Consiglio. Dura il tempo di annunciare che dopo il voto, visti anche i fatti di Trani, ci sarà «una grande, grande, grande riforma della giustizia». Un cambiamento che sarà solo un tassello di una più grande riforma liberale che dovrà comprendere anche un riassetto delle istituzioni e la modernizzazione del fisco.
Per questi motivi, grida il Cavaliere dal palco, c'è bisogno che dal voto «esca un governo rafforzato», che «deve avere un ulteriore mandato per lavorare», spazzare via tutte le critiche, le accuse inventate dai magistrati, le polemiche fra le istituzioni scaturite dalla violazione del segreto istruttorio, da intercettazioni che «violano il primo diritto dei cittadini, quello alla privacy, il primo diritto di una vera democrazia». Perché, aggiunge, «i magistrati violano le leggi, non fanno certo gli interessi degli italiani, cercano di farci passare per degli incapaci che non sanno nemmeno presentare le liste elettorali, quando invece vi assicuro che ho fatto io stesso il pubblico ministero e ho accertato che da parte dei nostri uomini non c'è stata nessuna colpa».
Fa parte della campagna elettorale anche la ricomparsa dei rifiuti per le strade di Napoli: «Rifiuti elettorali - li definisce Berlusconi - nati da un piccolo problema burocratico che ho già risolto, la realtà è che in Campania per merito del governo ora c'è un termovalorizzatore e quattro discariche che funzionano benissimo». E qui scatta la difesa di Bertolaso e degli altri «eroi della Protezione civile, che hanno realizzato un sogno impossibile» e su cui «hanno cercato di gettare fango».
Poi è ancora l'inchiesta di Trani a tenere banco: «L'Italia è l'unico Paese dell'Occidente dove si intercetta un presidente del Consiglio, che a telefono dice cose doverose, come considerare inaccettabile che il signor Santoro faccia dei processi in tv senza dare la possibilità di contraddittorio e aggiungere che se va avanti così la Rai si ritroverà senza nessun italiano che paga il canone».
 

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