Berlusconi: "Se molliamo arriva Di Pietro"

Dalla Rassegna stampa

Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, ieri, si sono rubati la scena a vicenda a Milano al momento del voto. Ll premier è arrivato addirittura in anticipo da Roma al seggio di via Scrosati rispetto all’orario previsto. Tanto da prendere alla sprovvista la maggior parte dei dirigenti del Pdl. Abito blu. Camicia dello stesso colore, ma abbondantemente sbottonata. Abbronzatissimo.
Non si è fatto pregare e ha improvvisato un mini comizio. Davanti a un gruppo di militanti, che lo esortavano a tenere duro, ha reagito sorridendo: «Non molliamo. Anche perché se molliamo ci troviamo Di Pietro».
A stretto giro è arrivata la risposta del leader di Italia dei Valori: «Se vinco io - replica Antonio Di Pietro è una vittoria della libertà e della democrazia. Ma se dovessero vincere Berlusconi e i suoi alleati, sarebbe un tuffo in un oscuro regime».
Il leader della Lega, invece, è arrivato da Gemonio al seggio milanese di via Fabriano, a poche decine di metri dal quartier generale del Carroccio in via Bellerio, con oltre cinque ore di ritardo. Anche
lui di buonumore. Accompagnato dal figlio minore, Eridano Sirio. Indossa un abito da cerimonia e si ferma a parlare con alcuni elettori di sicurezza e multe nella zona. «Speriamo che domani (oggi ndr.) sia una bella giornata - dice Penso che la gente saprà scegliere e dare una legnata anche ai matti del pacco bomba». Poi, dopo giorni di rilanci sul pronosticato sorpasso della Lega sul Pdl, il Senatùr, a sorpresa, sembra più prudente: «Al sorpasso non ci ho mai pensato. So che piglieremo tanti voti, questo sì, ma la questione del sorpasso è secondaria. Il problema è che Berlusconi vada avanti a darci i voti per fare i decreti attuativi sul federalismo». E per non lasciare adito a dubbi, Bossi chiarisce il suo pensiero anche sulla richiesta di candidare un leghista l’ anno prossimo a sindaco di Milano: «Col consenso della degli elettori precisa - La Lega lo chiede e può arrivare ovunque. Ma io e Berlusconi troviamo sempre un accordo e non è mai avvenuto che ci mettessimo a litigare. Io sono un alleato fedele e lui lo è della Lega. Basta guardare Casini come schiuma di rabbia. Sono amico della Moratti. In questi mesi si è trovata davanti una situazione difficile».
Poche ore prima, il premier aveva liquidato la pretesa del Carroccio come «una semplice boutade elettorale», alla quale opporre solo un suo secco «Ghe pensi mi». La scuola elementare Dante Alighieri, dove ha votato Berlusconi, è a pochi passi dalla casa della madre, Rosa, morta due anni fa a 97 anni.
«Questa è quasi casa mia - confessa il premier - Perché ha un senso storico. E dove venivo a votare con la mia mamma». Anche lui, però, ieri è sembrato metterete mani avanti sui risultati elettorali. «Gli applausi li ricevo dappertutto, ma andando in giro si ha la sindrome del candidato. Siccome sei circondato
sempre dalla tua gente, da quelli che ti stimano, apprezzano e amano, ti sembra che voti per te il cento percento delle persone».
Se il pacco bomba contro la Lega per Berlusconi «è il frutto dei clima avvelenato della campagna elettorale» lui si dice «sempre convinto che la positività sia il migliore atteggiamento dello spirito e che tutto debba andare in quella direzione.
Spero che l’amore vinca sull’odio». Bossi, invece, si augura che il figlio Renzo riesca a farsi eleggere in Lombardia. «Così finalmente qualcuno mi darà una mano».

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