Berlusconi scrive a Karzai. Presto libero uno dei tre

Una lettera al presidente Hamid Karzai per chiedere al governo afghano di «accelerare l’accertamento dei fatti» che sabato scorso hanno portato all’arresto dei tre medici di Emergency. Sul caso di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani (vicino alla scarcerazione), fermati a Lashkar Gah con l’accusa di «detenzione consapevole di esplosivi e armi da guerra», interviene Silvio Berlusconi. Ieri, infatti, il presidente del Consiglio, attraverso l’inviato della Farnesina, l’ambasciatore Massimo lannucci, spedito in tutta fretta a Kabul, ha recapitato al presidente afghano una missiva per sollecitare «risposte urgenti e concrete» sulla vicenda.
Finora, infatti, come ammesso di fronte alle commissioni Esteri di Camera e Senato da Franco Frattini, ministro degli Esteri, l’Italia «non è soddisfatta della risposta ricevuta dalle autorità afghane». Da qui la lettera di Berlusconi a Karzai e un messaggio privato dello stesso titolare della Farnesina al presidente afghano.
FRATTINI IN AULA
Il presidente Berlusconi ed io abbiamo fatto presente alle autorità afghane che come paese amico l’Italia si aspetta il rispetto di tutti i diritti, compresa la presunzione di innocenza», ha spiegato Frattini in Parlamento. L’azione diplomatica, tuttavia, ha accusato il ministro degli Esteri, è resa più difficile dall e parole pronunciate dallo stesso fondatore di Emergency, Gino Strada, che negli scorsi giorni si è lanciato in dichiarazioni contro gli Stati Uniti, la Nato, l’Isaf e Karzai.
«Dichiarazioni che certo non aiutano», ha osservato Frattini, che ha invitato tutte le parti coinvolte a «non politicizzare» l’accaduto. Invito disatteso da Strada, che poco prima dell’intervento del ministro,
dai microfoni di SkyTg24, è tornato ad attaccare il governo: «E’ ora che chi di dovere si dia una mossa. L’Italia ha tutti i mezzi per poter dire semplicemente "consegnateci i nostri tre connazionali subito e in ottime condizioni". Questa è chiaramente una manovra politica per screditare il lavoro di Emergency». Un aut aut rispedito al mittente da Frattini: «Dire "questa è la nostra regola", come se fossimo i padroni dell’Afghanistan, è un errore che io non farò. Non possiamo fare noi il processo».
«DETENZIONE Di ARMI»
In Parlamento, il ministro ha fornito le ultime novità sull’inchiesta ai danni degli operatori italiani. I tre, ha rivelato Frattini, «sono accusati di detenzione consapevole di esplosivi e armi da guerra» e di essere coinvolti in un «complotto a due fasi». La prima prevedeva «un attentato in un’area civile della città, con l’obietti- vo di causare vittime civili e feriti da trasferire all’ospedale»; la seconda, «attraverso un invito al governatore di Helmand a fare visita ai feriti nella sede di Emergency», un attentato suicida allo stesso politico afghano.
Riguardo all’iter giudiziario, Frattini ha spiegato che «la prima fase della vicenda si potrebbe concludere questa settimana e i tre potrebbero essere trasferiti a Kabul all’inizio della prossima settimana. E qualora non risultassero elementi di prova sul suo conto, uno dei tre (Matteo Pagani, ndr) potrebbe essere rimesso in libertà». Sul capo del tecnico della logistica dell’ospedale di Lashkar Gah, infatti, penderebbero accuse più leggere rispetto a quelle mosse a Dall’Aira e Garatti.
I medici di Emergency, in ogni caso, ha
aggiunto il ministro, «sono in buono stato di salute» e hanno ricevuto assistenza legale. Insieme all’avvocato prescelto opererà il consigliere giuridico della Farnesina, Rosario Aitala. Un «team congiunto italo-afghano», invece, si preoccuperà dell’«accertamento dei fatti». Frattini ha poi smentito che i familiari dei tre medici arrestati non siano stati informati: «E’ falso: sono stati tutti contattati. Io stesso ho parlato con il padre di uno di loro e l’ambasciata è in continuo contatto».
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