Berlusconi professionista politico

In una fase assai arruffata, nella quale si sono sprecati gli accenti tribunizi e le proclamazioni vanagloriose di autosufficienza, al momento della verifica parlamentare più critica, Silvio Berlusconi ha scelto la via, tutt'altro che scontata, del professionismo politico. Ha chiesto, più o meno esplicitamente, l'appoggio di tutte le rappresentanze parlamentari legate al patto elettorale di maggioranza, quindi anche dei seguaci di Gianfranco Fini, ha parlato con rispetto del Partito democratico e dell'Ude come grandi forze chiamate a esprimere dall'opposizione la propria sensibilità per le urgenze nazionali.
Ha illustrato i punti del programma per la conclusione della legislatura lasciando spazio a una discussione sulla loro concreta formulazione legislativa, senza farsi prendere dalla tentazione impolitica del "prendere o lasciare".
Ha anche assunto impegni su temi che finora erano stati patrimonio solo della dialettica parlamentare, come il progetto per la bioetica e la garanzia della libertà scolastica, il che ovviamente oltre che un valore di merito ha anche il senso politico di un'apertura a settori culturali, non solo cattolici, che tendevano ad assumere posizioni di forte scetticismo nei confronti del degrado del confronto politico. Inoltre, ha offerto una disponibilità al dialogo con le opposizioni al fine di togliere dalle secche le tematiche della riforma costituzionale, che non possono essere affrontate dalla maggioranza ancora malferma in modo solitario.
Al termine di questo confronto parlamentare sì conta una maggioranza numericamente consolidata ma attraversata da tensioni irrisolte. Berlusconi ha dato l'impressione di voler gestire questa situazione complessa senza forzature volontaristiche.
Probabilmente è convinto che alla fine l'evidente interesse del paese per la stabilità permetterà di congelare le distanze tra le diverse formazioni che sostengono, alcune com'è evidente senza alcun entusiasmo, il suo governo. Il fatto che non ci sia alternativa gli può garantire un certo spazio, e ha cercato di utilizzarlo in modo politico, ma gli impone anche un vincolo, quello di arrivare a realizzazioni concrete, superando i rischi di logoramento e di continue dilazioni. Quello che si è visto è un Berlusconi fortemente preoccupato di un tono generale del paese attraversato dallo scetticismo e dal disincanto. Al Berlusconi del trionfalismo il discorso del Berlusconi di ieri, realista e quasi dimesso, non sarebbe piaciuto. Forse proprio per questo quel discorso ha colto gli umori del paese profondo, che non ne può più delle risse rusticane e chiede al governo di fare, semplicemente e concretamente. il suo dovere.
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