Berlusconi: «Poveri in Europa colpa della Germania»

Nel consueto format, prima talk con gli ospiti, e poi faccia a faccia con un leader, a Ballarò questa sera è sbarcato Berlusconi. Al centro del talk, con Maroni, De Magistris, Giannino, Abete e la giornalista Maria Latella le tasse.
Tema del resto al centro della campagna elettora di Berlusconi. A cui Giannino, leader della formazione "Fare per fermare il declino", con una boutade nel pre-intervista risponde così: «Sarà un bene se la mia lista farà perdere Berlusconi in Lombardia». E rincara: «Dopo 18 anni di tradimenti, qualsiasi donna lascerebbe il proprio partner».
Ma Berlusconi, poco dopo, rilancia le sue posizioni. Prima però spazio alle opinioni di Marchionne e De Benedetti. Con il secondo che dice che «bisogna ripartire dalla realtà e che le sorprese di Berlusconi sono ormai dei petardi, è al tramonto», e l'ad Fiat che dice che è «più facile rilanciare la Maserati che l'Italia».
Berlusconi, dal canto suo, racconta di essersi sentito, per un periodo, fuori dalla partita, «ma poi i nostri elettori, con l'esperienza di Monti, si sono allontanati, e io sono stato richiamato a forza per tenere assieme i moderati».
Perché non è candidato presidente del Consiglio? «Perché ho potuto costatare che è più importante guidare il ministero dell'Economia e dello Sviluppo». A Floris che gli fa notare che allora il ruolo di Alfano sarebbe "leggero", risponde: «Alfano è il migliore in campo, gli altri non li assumerei neanche nelle mie aziende».
Poi torna ad attaccare la Germania: «Voleva imporre la sua egemonia, e io mi sono oppposto alle sue posizioni negative per l'Europa e in particolare per l'Italia». E aggiunge: «Se oggi in Europa ci sono 50milioni di poveri è colpa loro».
Quindi, si passa all'Imu: «Prevedo un accordo con la Svizzera in tempi brevissimi, ma i soldi per restituire l'Imu li anticiperà la Cassa depositi e prestito». Quindi li restituiti a debito? «No, perché l'accordo con la Svizzera è sicuro, la volta scorsa saltò perché si oppose Tremonti».
E quando Floris manda in onda le interviste a una serie di economisti che mettono in discussione la teoria del Cavaliere sull'Imu, lui scherza: «Sono tutti di sinistra, guardi che faccia che hanno».
Ma intanto inciampa sulla vendita dei beni pubblici. Floris gli chiede: ma dove li prende i soldi per tagliare l'Ira? Berlusconi prende tempo, poi dice: «Per esempio si possono mettere sul mercato dei beni pubblici». Quindi ha un piano di dismissioni? «Ma no, io credo che non sarà necessario».
E visto che nella campagna elettorale è entrato di prepotenza il calcio, la domanda successiva verte su una metafora: «Se l'allenatore del suo Milan porta la squadra all'ultimo posto lei gli rinnoverebbe il contratto?». Risposta: «Io sono stato attorniato da partitini mossi da interessi dei piccoli leader».
Sugli alleati arriva poi l'ultima stoccata, un cavallo di battaglia, quello alla Costituzione: «Non permette di governare e scegliersi gli alleati». Ma la legge elettorale non l'ha fatto lo scorso governo? E qui arriva la risposta capolavoro: «No».
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