Berlusconi pensa a Bonino: male minore

Dalla Rassegna stampa

Muro contro muro. E colpo contro colpo. Silvio Berlusconi non ha smaltito la rabbia per quella che lui chiama - anche se non si sente in vena di spiritosaggini - «l’operazione Mortadella». L’affronto della possibile candidatura di Prodi brucia ancora, anche dopo il comizio di sabato, e le contromosse da prendere sono sul tavolo di lavoro del Cavaliere ad Arcore. «Se il Pd continua a spingere sul pedale Prodi, noi dovremo bloccarli con un nome che scompagina i loro piani», questo il ragionamento dell’ex premier che ieri ha annullato la visita al Salone del mobile di Milano per concentrarsi sulla partita fondamentale. Franco Frattini, si diceva l’altro giorno, potrebbe essere questo nome che spariglia, ma già ieri l’idea di una sua candidatura circolava di meno. E allora chi può essere l’anti-Prodi?

EMMA FOR PRESIDENT
Emma Bonino, nei ragionamenti berlusconiani di queste ultime ore, è in cima alle valutazioni. «È il male minore», così la definisce il Cavaliere. La considera una bomba che rompe gli steccati e può prendere voti di qua e di là, pescare a destra, a sinistra, nelle schiere dei grillini che infatti l’hanno votata tra i dieci semifinalisti (tra cui c’è anche il fondatore dell’Ulivo) delle loro quirinarie, nella Lista civica montiana e comunque: «Per fermare Prodi, è la scelta migliore». Forse perché Emma e Prodi, diversi in tante cose, lui cattolico adulto e lei atea tanto per dire una differenza, si equivalgono per tanti aspetti. Quello della credibilità internazionale, naturalmente, ma appunto anche quello di piacere al terzo polo - sia pure non nella sua interezza - rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Sfondare nel campo grillino, che Bersani considera sua zona d’incursioni, sempre respinte però, è la scommessa dell’ex premier che renderebbe la corsa al Colle ancora più imprevedibile e avventurosa di come si annuncia, se non si trova l’accordo subito.

NEGOZIATI
Ma prima di arrivare al «male minore» e al grande spariglio in cui può accadere di tutto, Berlusconi parlando con i suoi ha assicurato che tenterà qualsiasi via cioè vari nomi - purché si arrivi a un’intesa nonostante Bersani stia facendo «il gioco delle tre carte. Si rifugia in questo, perché bloccato dalle divisioni nel Pd». Ieri le rispettive diplomazie hanno ripreso i contatti telefonici. Franco Marini è il nome democrat che il Pdl sarebbe pronto a votare anche al primo scrutinio. A pressare su Berlusconi perché punti su Marini sono i cattolici azzurri, a cominciare dall’ex ministro Rotondi. Ma resta in corsa, come frutto di un’intesa possibile ma anche no, Giuliano Amato.

IL GOLPE
Se invece si arriva a Prodi, «lo scontro si radicalizza» (dicono in coro i pidiellini) e «andremo in piazza a gridare al golpe» (parola di Silvio). Non prima di avere puntato su Emma, opzione che comunque Berlusconi non vive a cuor leggero. Per i cattolici del Pdl è un’ateista, uno come Giuliano Ferrara ha detto l’altro giorno che «se fanno la Bonino io mi faccio esplodere» e lo stesso Cavaliere non è che si fidi fino in fondo dell’esponente radicale. Nonostante il suo garantismo doc.

 

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