Berlusconi e Pd: no alle cabine di regia e ad emendamenti comuni tra i poli

«Modifiche si possono fare. Su pensioni e soglia di esenzione sull'Ici non vedo grandi difficoltà anche nel Pd. Visto che la tassa sullo scudo fiscale è stata fatta e dobbiamo votarla, vale la pena forse di aumentarla per avere le risorse». Il ragionamento dell'ex sottosegretario del Pdl Guido Crosetto è condiviso da una parte consistente del partito di maggioranza che vorrebbe dire la propria sulla manovra. Una linea frutto non certo del lungo colloquio che Crosetto ha avuto ieri alla Camera con Pier Ferdinando Casini, ma che dimostra come nel Pdl c'è chi si fa pochi problemi a lavorare con Pd e Terzo Polo per arrivare a modificare in commissione «l'impressionante manovra». Una tentazione speculare si trova nel Pd dove l'ala centrista spinge non solo per arrivare a delle correzioni ma anche a realizzare quanto prima un coordinamento tra i partiti che sostengono il governo. «È ora che i partiti la smettano di fare le ombre cinesi dietro al governo e si assumano le responsabilità in prima persona», ha sostenuto ieri l'ex ministro Fioroni intervenuto alla presentazione del libro dell'ex sottosegretario Gargani.
Il timore che l'istituzionalizzazione di una cabina di regia tra Pdl, Pd e Terzo Polo nasconda prove-tecniche di larghe intese e di nuove aggregazioni, è il motivo che induce Berlusconi a consigliare a Monti di tagliar corto mettendo la fiducia, e spinge Bersani - che continua ad attaccare a testa bassa Berlusconi e il suo passato governo - a chiedere con forza cambiamenti, senza rincorrere la realizzazione di coordinamenti. Se i due principali schieramenti reggeranno alla tentazione di firmare insieme emendamenti e proposte di modifica, lo si deve solo al timore del governo di Mario Monti di vedersi sottoporre, peggio se in maniera unitaria, proposte di cambiamento delle manovra poco compatibili. Ieri mattina, durante l'ufficio di presidenza, Berlusconi ha preso nuovamente le distanze dalla manovra e ha mostrato tutto il suo scetticismo su possibili modifiche anche se ha dato il via libera ai suoi contro l'Ici. Complice l'ala dura degli ex An che a stento frenano la loro voglia di votare contro, Berlusconi continua a lasciare al segretario Alfano pochissimi margini di manovra. Una conferma della volontà di restare perno centrale del centrodestra attuale e futuro, si ha dalla tenacia con la quale il Cavaliere sta cercando in tutti i mo di di intervenire al congresso del Ppe che comincerà stasera a Marsiglia e che, sinora, prevede solo l'intervento di Mano.
Malgrado i tentativi di tenere congelate le alleanze elettorali, la seppur lenta scomposizione dei due blocchi è però nei fatti. Il Cavaliere è stato costretto a smentire i suoi apprezzamenti sulla Lega fatti durante l'Ufficio di presidenza («Bossi dove va! Senza di noi al Nord non vince»), che hanno scatenato la reazione dei lumbard. «Berlusconi e Monti sono la stessa cosa», tuona il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo. Analogo terremoto si scatena a sinistra con l'Idv di Di Pietro che, pur avendo votato la fiducia al governo, strappa la foto-opportunity di Vasto e si prepara a rompere con il Pd di Bersani votando contro la manovra.
In attesa degli emendamenti che singoli deputati si apprestano a presentare (in testa quello di Cazzola che prevede di recuperare i soldi necessari alle indicizzazioni delle pensioni minime contagli a quelle sopra i 70 mila euro e ai baby-pensionati), il primo argomento che spacca al proprio interno i poli è l'introduzione dell'Ici sugli immobili della chiesa. Ieri nel Pdl sono volate parole grosse tra il papista Gasparri e la coppia, tutta femminile, Beccalossi-De Girolamo. Uno scontro che ha sorpreso persino il radicale Mario Staderini da tempo sostenitore della necessità di far pagare le tasse sugli immobili anche Oltretevere.
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