Berlusconi: niente scontri Ma mai governi tecnici

Dalla Rassegna stampa

 

È in Sardegna per fare il papà e il nonno. Ma l'irritazione del Colle non lascia indifferente il premier, né il fatto che il presidente della Repubblica, tornato dalle vacanze, si sia fatto sentire in modo duro già tre volte contro chi invoca le urne «senza averne titolo». Dall'isola l'ordine è chiaro: nessuna polemica con Napolitano, occorre versare in tutta fretta abbondanti secchiate d'acqua fresca sul fuoco acceso da Bianconi. E le note a raffica di Cicchitto, Gasparri, Capezzone dimostrano quale sia la strategia a breve termine del cavaliere verso il Quirinale, tra l'altro confermata nei colloqui privati con i più fidati collaboratori.
Però, ragiona il capo del governo, il Pdl non deve tornare indietro dalla linea stabilita nei giorni scorsi, ovvero dallo slogan «o Silvio o urne» che via via hanno scandito, senza crepe, ministri e parlamentari azzurri. Per cui rimane il bando ai «giochi di palazzo» che porterebbero, con un governo tecnico, a «sovvertire la volontà del popolo». Il pressing su questa linea non si deve placare: niente trucchi o la piazza è pronta. D'altra parte verso il «si» al "governo di garanzia" si è sbilanciato negli ultimi giorni anche lo scettico Di Pietro, e poi ieri ci sono state le prime aperture di Futuro e libertà. Insomma, bisogna mostrare i denti e nel contempo fare una verifica dei voti nelle Camere. Sinora il Pdl ha trovato una sponda certa nei leghisti. Però c'è un legame tra Bossi e Napolitano che porta le camicie verdi a non cadere nella tentazione di un attacco frontale: «Sulla tempistica delle elezioni è solo il presidente della Repubblica a decidere, e io non faccio dichiarazioni contro di lui», dice Umberto Bossi in un dialogo notturno con i cronisti. «Le leggi le ha firmate, anche quelle sul federalismo», dice il senatur a proposito del capo dello Stato. «Certo ha dei limiti - conclude -, ma mi fermo qui».
È un distinguo nei toni, ma nella sostanza anche la Lega resta ancorata al primo amore: se a settembre la verifica con i finiani non porta frutti, occorre andare al voto. Dunque si torna sempre al nodo di Futuro e libertà. Ci stanno o non ci stanno a tenere in piedi la legislatura? Ieri tre diversi interventi, uno del "falco" Briguglio, uno dell'ex radicale Della Vedova e uno del moderato Moffa (tra l'altro portavoce del gruppo) evidenziano le fratture ancora esistenti e accennano al governo tecnico. Briguglio dice esplicitamente che Fli potrebbe considerare l'ipotesi nel caso ci sia un «golpe» contro Fini, ovvero se «il premier oppure ambienti e giornali a lui vicini chiedono il licenziamento del presidente della Camera». Se si verificasse questa circostanza «il bipolarismo si romperebbe» e «bisognerebbe cercare un'altra strada, magari riflettendo su un governo di garanzia che ripristini la democrazia politica». Silvano Moffa invece sostiene che «i pasdaran del Pdl» starebbero lavorando ad un «autoribaltone». Ovvero: «Vogliono provocare un incidente parlamentare, così da imporre le elezioni anticipate». Per Della Vedova, Berlusconi è dinanzi ad una alternativa: «Può scegliere di rilanciare il governo e le riforme per l'Italia oppure usare Fini come capro espiatorio». Nel secondo caso, «le forze parlamentari è al capo dello Stato che saranno chiamate a rispondere».

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