Berlusconi: "l'Italia farà la sua parte" sulla missione Di Pietro ora vota no

Dalla Rassegna stampa

Il ministro non dà i numeri (ancora) ma dice: «Ci auguriamo che gli alleati facciamo molto, anzi moltissimo, come faremo noi». Parola del ministro degli Esteri, Franco Frattini. «L` Italia farà la sua parte - sottolinea Frattini - spero che gli alleati facciano quanto farà l`Italia». «Abbiamo visto risposte incerte da parte della Francia, una presa di tempo da parte della Germania, un contributo forse minimo da parte del Regno Unito», aggiunge il titolare della Farnesina conversando con i cronisti a margine di un convegno organizzato dall`Ispi. Non dà i numeri, il ministro, ma fissa i tempi, «alla Obama», della nostra exit strategy: «Pensiamo che il 2013 sia l`obiettivo massimo e non l`obiettivo minimo» per il «graduale disimpegno dall`Afghanistan». Frattini ribadisce di condividere le affermazioni del presidente Usa Barack Obama anche per il riferimento ad un «graduale disimpegno» dall`Afghanistan e di condividerle anche per «la parte relativa alla caratteristica onnicomprensiva di una strategia non anzitutto militare, ma anzitutto politica». Secondo Frattini le regole di ingaggio «non devono essere modificate, perché abbiamo già eliminato i caveat strutturali».

QUOTA QUATTROMILA

«Condividiamo la strategia illustrata questa notte (ieri, ndr) da Obama» per l`Afghanistan e «il contributo dell`Italia ci sarà» ma non è il momento di quantificare, ribadisce il titolare della Farnesina, aggiungendo che l`aumento delle truppe «prenderà alcuni mesi». Fonti bene informate confermano a l`Unità che l`obiettivo italiano è quello di portare, entro l`estate 2010, il numero complessivo dei nostri militari - soldati, carabinieri, guardie di finanza - impegnati in Afghanistan a 4000, circa 1.300 in più rispetto a quelli attualmente inquadrati nella missione Isaf. L`Italia farà la sua parte. Lo ribadisce Silvio Berlusconi in una lunga nota diffusa da Palazzo Chigi: «Abbiamo avuto, in questi giorni, strette consultazioni con gli Stati Uniti sull`Afghanistan. Io stesso - afferma Berlusconi nella nota - ne ho parlato con il presidente Obama la scorsa settimana e, quindi, condivido la strategia annunciata ieri sera (l`altro ieri per chi legge, ndr): un approccio regionale, a partire dal ruolo fondamentale del Pakistan; un rafforzamento delle attività civili nel Paese, che salvaguardi i progressi già compiuti in diversi settori; uno sforzo militare supplementare adesso, per porre le premesse di un più agevole disimpegno domani». «L`Italia farà la sua parte sottolinea il presidente del Consiglio - nella consapevolezza che nel conflitto in Afghanistan è in gioco non solo il futuro della popolazione afgana, ma anche la credibilità della Nato, della lotta contro il terrorismo e, quindi, la nostra stessa sicurezza».

MISSIONI POLEMICHE

In questo scenario in movimento, il Senato ha votato ieri a grande maggioranza (245 sì - Pdl, Lega, Pd, Udc - un voto contrario, 12 astenuti, i senatori dell`Idv. I due senatori radicali, Marco Perduca e Donatella Poretti non hanno partecipato al voto) la proroga delle missioni all`estero. Ma subito esplode la polemica politica tra i partiti dell`opposizione. Il nodo è l`Afghanistan. «Chi ci critica ragiona con i piedi e non con la testa»: Di Pietro, subito dopo il voto contrario del suo partito al Senato al rifinanziamento della missione in Afghanistan e l`astensione sulle altre missioni di pace va all`attacco contro il Pd e contro Rutelli che avevano stigmatizzato la presa di posizione dei dipietristi in aula. «Dicono che noi - afferma il leader dell`Ido - siamo a favore di Berlusconi. Ma come? Il Pd vota il decreto insieme alla maggioranza e siamo noi a favore di Berlusconi?». Riguardo alle motivazioni del voto contrario Di Pietro spiega che «in Afghanistan non c`è più una missione di pace ma una guerra guerreggiata. Nulla si dice su cosa si fa lì. Ci stiamo tanto per starci, in attesa che ci scappi un altro morto...». Durissima la replica del vice presidente dei senatori del Pd, Nicola Latorre: il voto di astensione dell`Italia dei valori, dice, «è la conferma che l`Idv non si preoccupa degli interessi generali del Paese, mentre è più preoccupata di cercare disperatamente spazi per togliere voti al Pd». Lapidaria la conclusione di Latorre: «Di Pietro si conferma la spalla migliore per Berlusconi».
 

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