Berlusconi irremovibile: bloccate il processo-Ruby, a Milano hanno già scritto la sentenza di condanna

Dalla Rassegna stampa

“Fermare il processo-Ruby, in qualunque modo e mezzo”. L'input dato da Silvio Berlusconi comincia a risuonare a palazzo Grazioli con sempre maggiore insistenza e frenesia. Malgrado le rassicurazioni dei suoi legali, il Cavaliere non si fida della procura di Milano e continua ad essere convinto che: « Vogliono condannarmi!». Ghedini e Longo hanno provato più volte a spiegargli come le prove in mano ai pm «siano inconsistenti» e che «manca la prova» sia della concussione sia dell'essersi approfittato di una minorenne. Il premier però non vuol sentir ragioni e lo ha spiegato ieri a più di un esponente dei “Responsabili” ricevuti a palazzo Grazioli nel tentativo di rabbonire la loro rabbia dopo il "dimagrimento" del Milleproroghe. Più della sentenza finale, il Cavaliere sembra essere preoccupato delle udienze e della sfilata di test che i tre giudici di Milano interrogheranno per sapere come effettivamente si svolgevano le serate di Arcore. Uno "show" che Berlusconi non vuole (anche per l'eco internazionale che si è innescato sulla vicenda). Al punto da essersi informato con i suoi avvocati sulla possibilità che si possa chiedere e ottenere che il processo si svolga a porte chiuse. Eventualità molto difficile e che comunque dovrebbe riguardare anche l'altro processo nel quale sono imputati Emilio Fede e Lele Mora e che inevitabilmente chiamerà in causa il premier.
 
Il nervosismo del Cavaliere si spiega con le difficoltà dei suoi avvocati-onorevoli a immaginare un meccanismo che blocchi il processo Ruby rinviandolo, magari, alla scadenza del mandato. La Lega ha atteso qualche giorno prima di ribadire il suo "no" all'immunità, proprio per dare tempo al premier di sondare le disponibilità delle opposizioni. Chiusa la strada del ripristino di quella che i Radicali chiamano «impunità parlarnentare», Ghedini continua a "sperimentare" soluzioni facendole filtrare via-via. La strada maestra resta quella del conflitto d'attribuzione, ma per sollevarlo si attende di arrivare un po' più sotto alla data del 6 aprile e di mutare i numeri nell'ufficio di presidenza della Camera.
 
Nel frattempo si lavora per disinnescare i processi più "antichi"e che sinora sono rimasti bloccati grazie al "legittimo impedimento". La strada di una nuova Cirielli in grado di accorciare ancora i tempi della prescrizione, dovrebbe permettere di azzerare il processo Mills, mentre per gli altri due (Mediaset e Mediatrade) dovrebbe bastare l'attuale timing-prescrittivo.
 
L'appuntamento di oggi alla Camera con la fiducia sul Milleproroghe ha permesso a Lega e Tremonti di mettersi alla cloche della maggioranza, lasciando a Berlusconi il non facile compito di tenere assieme la maggioranza e di rafforzarla in modo da arrivare a quota 325, che permetterà la prossima settimana di sistemare tutte le commissioni parlamentari. Il decreto Milleproroghe, rivisitato dopo lo stop del Colle, ha però lasciato non pochi strascichi interni al centrodestra, riproponendo lo scontro Nord-Sud con Tremonti accusato di favorire il Carroccio e i parlamentari meridionali che sino a ieri sera minacciavano di non votare la fiducia. Le crescenti tensioni interne alla maggioranza - accentuate dal rinvio sine die del rimpastino - hanno convinto Berlusconi dell'opportunità di accelerare sul via libera a quelle norme blocca processi, che i suoi collaboratori stanno mettendo a punto. La volontà di accelerare, unita alla difficoltà a individuare una soluzione, determina i continui "stop and go" sulla riforma della giustizia e, soprattutto, sul processo-breve che il Cavaliere non vuol mollare (specie sulle norme transitorie), prima di vedere una soluzione alternativa. Su tutte e due gli argomenti, è il ministro Alfano a mordere il freno nel tentativo, condiviso da Letta e Bonaiuti, di non irritare il Quirinale che ieri a Berlino ha dato una mano non da poco al governo coinvolgendo la Germania nel problema degli sbarchi.

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