Berlusconi garante di Bossi, rinasce l'asse

Coloro che, per l'ennesima volta, speravano in un Berlusconi pronto a farsi da parte spezzando l'asse con la Lega, è stato servito con l'incontro dell'altra sera ad Arcore nel quale Cavaliere e Senatùr, alla presenza di Alfano e Calderoli, hanno cementato l'ennesimo patto che vedrà Pdl e Lega andare insieme alle amministrative di primavera. Inoltre, a conferma dell'inossidabile asse del Nord, Berlusconi ha garantito che nessuna legge elettorale verrà fatta a danno del Carroccio.
Centrodestra blindato, quindi, malgrado i due partiti gestiscano un rapporto diametralmente opposto con il governo Monti. Ufficialmente nelle aule parlamentari la Lega vota contro i provvedimenti del governo, ma non disdegna una trattativa più o meno esplicita con l'attuale presidente del Consiglio che proprio oggi Bossi incontrerà a palazzo Chigi. Con il Senatùr ci sarà anche il governatore del Veneto Luca Zaia perché i problemi degli allevatori restano in alto nell'agenda del Carroccio, ma l'attenzione di Monti per le tesi leghiste è andata in queste settimane oltre le quote-latte. Ne sa qualcosa il ministro Riccardi che ha visto sfilare dal decreto-semplificazioni la norma che avrebbe tolto l'obbligo della supertassa sul permesso di soggiorno. Ne sanno qualcosa il Pd, Fli e Radicali che hanno dovuto cestinare la legge sulla cittadinanza. Ne sa qualcosa chi, in occasione dell'ultima infornata di nomine Rai, ha dovuto tener conto anche della quota leghista.
L'apertura di Berlusconi al Pd sulla legge elettorale è destinata davvero a rimanere «un ragionamento sul filo del paradosso». O meglio, è servita a costringere ancora una volta il Carroccio a schierarsi compatto - Maroni compreso - dietro la mediazione che il Cavaliere autorizzerà sulla legge elettorale. Per ora, e gli incontri della coppia La Russa-Quagliariello lo confermano, siamo all'annusamento e prende quota la sensazione che solo dopo l'estate si potrà vedere se veramente ci sono spazi per una modifica del Porcellum.
Il governo Monti può quindi dormire sonni tranquilli e sembra rassegnarsi al ripetuto uso del voto di fiducia che non riserva sorprese, cementa i tre blocchi evitando il ripetersi di «infortuni» simili a quelli avvenuti in occasione del varo della legge comunitaria. D'altra parte l'obiettivo dei due schieramenti resta quello di limitare i danni causati al sistema politico dall'avvento dei tecnici e se una correzione all'attuale legge elettorale è dovuta, lo è solo per «dire mai più al Parlamento dei nominati», come sosteneva ieri La Russa.
L'iniziativa sulla legge elettorale, ha quindi lo scopo di dimostrare la vitalità dei partiti e dimostrare che il governo dei tecnici è una parentesi, chiusa la quale uno dei due poli tornerà a guidare il Paese. Questo è l'interesse del Pd di Bersani, che ieri ha confermato l'idea di una riforma elettorale che salvi il bipolarismo («esiste solo il polo nord e il polo sud») facendo del Pd il baricentro di uno schieramento alleato di Terzo Polo e Sel. Speculare l'interesse di Berlusconi che mentre medita rifondazioni azzurre, è convinto di poter spuntare una minima correzione della legge elettorale (come la soppressione del premio di maggioranza che renderebbe senza traumi la corsa solitaria di Pdl e Lega) in modo da azzoppare la possibile vittoria del centrosinistrane12013 e rendersi nuovamente dispensabile per una legislatura da governissimo. Tra i due blocchi si muove il Terzo Polo di Casini che, problemi del Paese alla mano, è convinto che un governo di «armistizio» serva ancora «per 4-5 anni».
Monti sinora si è tenuto fuori dal dibattito. L'impegno sulle riforme economiche per un altro mese gli permette di chiudere anche la finestra elettorale di primavera. Successivamente nel dibattito tra i partiti sul dopo-Monti, entrerà lo stesso premier e più di un ministro. Obiettivo realizzare la riforma dello Stato per cui si è più volte speso il presidente della Repubblica e che i due più grandi partiti, bloccati al proprio interno da quote e correnti, rischiano di non saper fare.
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