Berlusconi deciso: tutti a casa

Siamo arrivati al dunque. O la maggioranza dimostra di essere coesa, animata dallo stesso spirito di solidarietà nei confronti del premier oppure, se registra altre incomprensioni e fratture al proprio interno, c`è soltanto una soluzione: prenderne atto e avviarsi a nuove elezioni. Stavolta non è il Giornale a gufare, bensì il presidente del Senato, Schifani; che si è espresso a un convegno organizzato a Roma dai Cavalieri del lavoro, Roba ufficiale, per intenderci. Significa che quanto abbiamo scritto in proposito negli ultimi mesi non era frutto di fantasia (né si trattava di forzature) ma semplici previsioni sulla base di una attenta osservazione della realtà politica. Quando con insistenza segnalavamo il comportamento di Gianfranco Fini, eccentrico rispetto alla coalizione, se non addirittura in contrasto con il governo, non eravamo vittime di visioni oniriche come qualcuno ha sospettato. Dicevamo ciò che era ed è. Ossia che il presidente della Camera di fatto si è posto fuori dal Pdl avendo spesso assunto posizioni ostili al partito cui egli formalmente ancora appartiene. Il che è quantomeno stravagante in un momento in cui è indispensabile per Berlusconi avere intorno a sé persone fedeli su cui contare allo scopo di superare lo scoglio giudiziario. Il fatto che la situazione sia anomala giustifica provvedimenti anomali. Il Cavaliere non è un imputato qualunque che non gradisce essere giudicato. E la magistratura italiana non è una magistratura qualsiasi col dovere di processarlo, ma una sorta di partito che fa politica attraverso processi finalizzati a eliminare un avversario altrimenti inamovibile per via di un consenso popolare eccezionale. Fini ne è consapevole, però non ci sta a dare una mano al proprio leader (e dell`esecutivo), anzi rema contro come si evince da una serie di dichiarazioni, e di atti, che sommariamente desideriamo elencare: 1) polemica con Bossi sull`Inno di Mameli; 2) polemica sul ricorso ai decreti legge; 3) polemica sul disegno legge anticrisi; 4) polemica con la Lega sull`immigrazione selvaggia; 5) polemica con il presidente del Consiglio sui regolamenti parlamentari; 6) polemica con il Pdl sulla affermazione leghista alle elezioni e sull`astensionismo nel Sud; 7) polemica sul testamento biologico; 8) polemica con il Cavaliere sulla conduzione (dispotica) del partito; 9) polemica sulla giustizia e sulle inchieste di mafia; 10) polemica sul voto agli immigrati; 11) polemica sul Lodo Alfano («bisogna rispettare le sentenze della Consulta»); 12) polemica sulla candidatura di Cosentino («non è possibile»); 13) polemica sulla prescrizione breve. Non bastano gli esempi? Leggete qui a fianco la tabella relativa ai contrasti che rendono difficili i rapporti nella maggioranza. Credo sia lecito parlare di rotta di collisione fra il presidente della Camera e la coalizione. In alcune circostanze Fini si è affiancato all`opposizione. Peggio. E stato il più vivace e tenace oppositore di Berlusconi e della sua squadra, altro che Franceschini, Bersani e Di Pietro, personaggi che, guarda caso, applaudono ogni volta lui apre bocca. Pure chi mastica poco di politica avverte: così non si va lontano. Occorre chiarezza, schiettezza e collaborazione. Invece fino ad ora hanno prevalso una sorta di doppiogiochismo, una tendenza a intralciare il cammino del governo, un insano piacere a complicare la vita al premier. A questo punto conviene buttare tutto all`aria e affidarsi al voto, escludendo dalle liste chi ha opinioni diverse da quelle degli elettori. I quali se scelgono il Pdl, non è per correre appresso al Pd, ma per esserne l`alternativa. Chi preferisce sposare le idee confuse della sinistra vada a sinistra subito e non si faccia eleggere in Parlamento coi consensi del centrodestra per, poi, agire in modo difforme, fare la fronda e magari tradire. Costatato il fallimento di ogni negoziato, piuttosto che seguitare a compiere un passo avanti e due indietro, vale la pena chiedere agli italiani il sacrificio di ripresentarsi ai seggi. Ci rendiamo conto ciò possa apparire assurdo: una maggioranza larghissima che si sfascia e si riduce a mobilitare le urne pur di non sedersi a un tavolo con la volontà di ricucire, non si era mai vista. Il Pdl rischia di sembrare una gabbia di matti. Ma proprio dei matti bisogna liberarsi. D`altronde una crisi di governo insanabile in Parlamento non fa bene al Paese ancora alla ricerca di formule per il rilancio dell`economia. A mali estremi, estremi rimedi. E quali siano i mali lo abbiamo detto e ripetuto nel bimestre a costo di essere monotoni. Ma non avevamo né abbiamo le traveggole.
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