Berlusconi contro i magistrati. "Grande porcheria contro di noi"

Con tutta l'energia di chi si sente in grado «di battere Carnera a braccio di ferro», e la cattiveria di chi deve inventare e imporre una realtà di fantasia, Berlusconi cerca di rovesciare la disfatta delle liste e dei ricorsi in una vittoria elettorale. Per riuscire nell'impresa si affida completamente e solamente alle sue leggendarie doti di comunicatore. E oltre a raccontare la sua versione dei fatti, carica a testa bassa i magistrati e la sinistra (complici i giornali), sempre più uniti, nella sua descrizione del mondo, nel tentativo di eliminarlo con mezzi giudiziari per afferrare il potere, «come hanno sempre fatto, perché la loro tradizione è quella dell'Urss». «Basta! E' un disco rotto», esplode Bersani. In effetti i contenuti, le frasi del Cavaliere sono sempre quelle, ma è il tono che si alza, la violenza verbale: «Stanno tentando di fare contro di noi una grande porcheria a cui daremo una risposta forte e dura», e cresce la violenza acustica con cui urla l'anatema «ver-gogna-te-vi» rivolto anche ai giornali. Toni incendiari che aumentano man mano che si avvicina la manifestazione del 20 marzo, a cui magari parteciperà anche Bossi: «Ci saranno bandiere leghiste alla manifestazione», che però non risparmia battute al veleno: «Come segretario avrei mandato a portare le liste qualche persona per bene ma anche qualche persona decisa. Berlusconi dice che sono stati i radicali a impedirci di presentare le liste. Io non mi sarei fatto fermare da gente che non mangia, che digiuna e non ha energie addosso». Il clima si arroventa, così Bondi può dire che si «stanno ricreando le stesse condizioni che hanno reso possibile l'attentato avvenuto a Milano lo scorso dicembre», naturalmente dando la colpa a Di Pietro e alla sinistra. Berlusconi nel salone dell'Hilton dove ha radunato i suoi, si trova di fronte un partito disorientato, sotto shock, che senza la lista Pdl a Roma, rischia di rimanere in blocco
a casa. Il Cavaliere deve serrare i ranghi e prima di tutto assolve i dirigenti pasticcioni: «Li ho interrogati per ore e non hanno responsabilità. Hanno voluto far passare, anche tra noi, che si sia trattato di incapaci, ma non è così e dobbiamo ora far cambiare nella testa dei nostri elettori e di noi stessi questa idea». Idea pericolosa alla vigilia delle elezioni. Urge una promessa, sostanziosa: «A tutti coloro che corrono il rischio di non essere in lizza, garantiamo che se si impegneranno in campagna elettorale come se fossero candidati, premieremo il merito e saranno protagonisti della giunta». Tradotto, significa che tutti i ras che porteranno consistenti pacchetti di voti alla Lista Polverini, saranno ricompensati con un bell'assessorato o incarico di pari valore. Rinsaldate le speranze dei «berluscones» romani, il Cavaliere passa al repertorio tradizionale contro sinistra e magistrati.
Dopo il duro documento del Csm anche l'Anm con il suo presidente Luca Palamara esprime tutta la sua indignazione: «C'è un clima insostenibile in cui la magistratura e i singoli magistrati quotidianamente sono destinatari da parte del presidente del Consiglio di offese e invettive che stanno oramai minando la credibilità delle istituzioni». Ma Berlusconi è caricatissimo, «un discorso da combattente», lo definisce il sindaco Alemanno. Primo bersaglio è l'opposizione che manifesta: «Sabato vedremo in piazza sfilare a braccetto Bersani, campione della faziosità, Di Pietro, campione del giustizialismo, e la Bonino, campione della cultura radicale. Vedremo, insomma, un'amalgama terrificante». Quindi tocca ai magistrati che non hanno accolto la lista fuori tempo massimo, prima fra tutti «una magistrata che avrebbe dovuto rincorrere i delegati
Pdl per permettere a milioni di cittadini di esprimere il loro voto per il primo partito italiano» e
invece è rimasta nel suo ufficio «dove, guarda caso, ha in mostra un ritratto del Che...». Per Berlusconi è troppo: «In Iraq e Afghanistan garantiamo il voto e qui ci viene interdetto il diritto fondamentale della democrazia... Vergogna!».
Ma dopo le regionali, avverte Berlusconi: «faremo la grande riforma della giustizia con assoluta
intenzione a definirla come riforma dello Stato, come riforma costituzionale».
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