Beppe Grillo imita Berlusconi (oppure viceversa)

Ieri mattina presto, nel corso delle prime assonnate dirette tv, Grillo vinceva in sicilia addirittura col 27% dei voti (percentuali indicate da un exit poll sui votanti della sola città di Palermo, che veniva dato per buono, in quanto ci avrebbe azzeccato nelle elezioni precedenti). Poi, man mano, i numeri si sono per fortuna ridimensionati. Ma intanto, come sempre, i commenti a caldo avevano valutato tutte le possibili e impossibili varianti politiche della ingovernabilità siciliana e quindi nazionale. Nei dibattiti mattutini, al solito, i partecipanti sono tutti molto svegli (forse a furia di caffè) e pronti ad analizzare scenari fantastici. Anche tenendo conto della realistica eventualità che i siciliani, come tutti gli italiani, mentano all'uscita dai seggi come alle loro mogli. E magari amino passare per grillini anche quando sono fedeli ai vecchi partiti o alle nuove consorterie. In un interessante collegamento su Rainews, il corrispondente di Radio Radicale (ci scuserà se non abbiamo segnato il nome) faceva notare come, sulle elezioni siciliane, ci fosse stato nell'ultimo periodo quasi un blackout, con scarsa presenza nell'isola dei leader nazionali e anche dei grandi inviati. Cosicché Grillo, arrivato camminando sulle acque e imperversante alla sua maniera irresistibile in decine di località grandi e piccole, avrebbe fatto la differenza. Come infatti è successo, anche se, oltre ai modi spettacolari che ne hanno caratterizzato la campagna, non vanno dimenticati i temi trattati, con toni di leghismo rovesciato e rivendicando soldi dallo Stato centrale. Per non parlare delle molte dichiarazioni precedenti di Grillo sulla «mafia che non uccide» e altre enormità politiche da Berlusconi dopo la condanna.
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