Benedetto XVI prepara un "mea culpa" corale

Dalla Rassegna stampa

«I pastori combattano per difendere il loro gregge dal male». Benedetto XVI esorta a «prevenire gli abusi sui bimbi» e si schiera con «Meter» e le altre associazioni cattoliche che assistono i minori «vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza». Per la «prevenzione e l’educazione», il Papa si appella a «genitori, insegnanti, sacerdoti, suore, catechisti e animatori che lavorano con i ragazzi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni».
I preti, incaricati di continuare «l’opera della Redenzione sulla terra», devono aderire «totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa», avverte il Pontefice. Contro la crisi provocata dagli abusi del clero «occorre rafforzare la formazione dei sacerdoti», concorda il segretario di Stato, Bertone, mentre il cardinale Martini precisa che «non c’è nessuna congiura pensata a tavolino contro la Chiesa» e che «il Papa ha fatto molto ed è stato chiaro e deciso». Anche l’Osservatore Romano ammette una difesa di casta dietro le coperture degli scandali. Scrive il vescovo Bettazzi sul quotidiano vaticano: «C’è una sorta di difesa di casta, di malinteso senso di superiorità, in certi silenzi e coperture di questi giorni». Intanto si prepara il «mea culpa». Benedetto XVI ormai interagisce direttamente con gli episcopati nazionali per scardinare ostruzionismi, ritardi e contrarietà di settori della Curia. Intende pronunciare le scuse generali sulla vicenda degli abusi sessuali dei preti al prossimo grande incontro internazionale del clero che si terrà a Roma dal 9 all’11 giugno. La Congregazione per il clero (presidiata dal ratzingeriano «doc» Piacenza) sta lavorando a un discorso complessivo in cui il Pontefice possa affrontare la questione degli abusi nella sua totalità. Nella lettera per la conclusione dell’anno sacerdotale, inviata a tutti i preti del mondo, si riconosce: «Alcuni presbiteri hanno commesso orribili e gravissimi delitti di abusi sessuali contro minorenni, fatti che dobbiamo in modo assoluto e intransigente rifiutare e condannare». E si aggiunge: «Per una presenza numerosa dei presbiteri nella conclusione dell’anno sacerdotale a Roma c’è una ragione particolare, che si colloca nel cuore della Chiesa, cioè offrire a Benedetto XVI solidarietà, appoggio e comunione incondizionata, dinanzi agli attacchi sui chierici incorsi nei delitti di abusi sessuali su minorenni». Joseph Ratzinger, sottolinea il quotidiano della Cei «Avvenire», è un «testimone massimamente credibile contro l’inquinamento dello spirito che va bonificato a partire da un’idea chiara del mondo, un’antropologia coltivata, argomentata, convinta».
In Curia, però, le acque restano tutt’altro che pacificate. Di fronte alla bufera-pedofilia e al drammatico crollo delle vocazioni in Occidente il «Papa nero», ossia il capo mondiale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolas chiede di ripensare il modo di affrontare le emergenze legate al clero e di aprire a un maggior ruolo dei laici. Il sito cattolico-progressista francese «Golias» prospetta un «ribaltone» al vertice della Chiesa universale, con il ministro vaticano delle Chiese Orientali, Leonardo Sandri al posto di Bertone e il trasferimento del Sostituto Filoni alla guida del dicastero delle Missioni. Nei Sacri Palazzi, però, si assicura che l’assetto delle gerarchie ecclesiastiche non verrà stravolto e che un compito di raccordo sempre più
decisivo verrà svolto dal portavoce Lombardi. Sul lefebvriano Wiliamson («chi nega l’Olocausto, nega la croce di Cristo») e su Castrillon che insabbiava gli abusi («è la dimostrazione che serve la tolleranza zero di Benedetto XVI»), padre Lombardi ha colmato un vuoto di «governance», raddrizzando attraverso la comunicazione la linea lacunosa della gestione «politica». Correzioni e aggiustamenti «in prima linea» la cui utilità non è sfuggita all’appartamento papale.

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