Beffa radicale: sono donna e dico asta

Dalla Rassegna stampa

Scusi, ma di che asta stiamo parlando? «Eh, che asta vuole che sia... Quell’asta lì, glielo devo anche spiegare?». No, l’idea di Annalisa Chirico non ha bisogno di sottotitoli. Nata nel 1986 e militante radicale innamorata di Marco Pannella, ha pubblicato sul suo sito web e su Facebook una foto che ritrae la sua amica e collega di partito Annarita Digiorgio (anni 27), munita di un cartello: «Sono donna e dico asta». E l’asta, appunto, è quella che immaginate. Capito il doppiosenso, un sorriso è concesso, ma poi basta perché la faccenda è seria e ha risvolti politici non da poco. Queste due ragazze hanno risposto a modo loro alla campagna che Repubblica da qualche giorno sbandiera sull’edizione online, invitando femmine di ogni ordine e grado a inviare una foto con la scritta: «Sono donna e dico basta» (finora ne sono arrivare un migliaio). Basta a Silvio Berlusconi, ovviamente, il quale con i suoi festini bunga-bungheschi offenderebbe a morte il gentil sesso, ledendone i diritti fondamentali e la dignità. Beh, la Digiorgio e la Chirico non sono affatto d’accordo. Così hanno scattato la loro foto e l’hanno mandata al quotidiano di Ezio Mauro. Che non l’ha pubblicata, come previsto. «Ho pensato che forse l’asta era troppo volgare», spiega la Digiorgio, «e ho provato a inviare un’altra immagine, stavolta con la scritta: "Sono donna e dico pasta", ma non ha funzionato».

 
 Le radicali non si arrendono all’idea di foemina berlusconensis teorizzata da Natalia Aspesi su Micromega, per cui qualunque signora non arricci il naso d’indignazione davanti al comportamento del premier è una mignottella oppure una rincretinita dalla televisione. Non ci stanno a sopportare che le neofemministe sul piede di guerra, pronte a scendere in piazza il prossimo 13 febbraio, parlino anche a nome loro, s’arroghino il diritto di rappresentare tutte le italiane.
 
 E non per questo sono sospettabili di essere aspiranti veline o inquiline della famigerata Dimora Olgettina, tempio di ogni nefandezza. «Non siamo berlusconiane», spiega la Chirico. «Anzi, qualche mese fa ho diffuso un video in cui sostenevo un provino per entrare nel listino bloccato alle elezioni, in polemica con le candidature delle veline». La ragazza, oltre che di un caratterino mica male, è dotata di una robusta tempra liberale: «Sono contraria a questa campagna martellante che parte da vicende private», s’infiamma. «Repubblica e Concita De Gregorio non rappresentano tutte le donne. Se Berlusconi ha commesso dei reati, lo accerteranno i giudici. Non capisco perché debba essere violata la privacy di tutte quelle ragazze. Anche se si trattasse di prostitute, sarebbe lo stesso. Perché poi io dovrei sentire offesa la mia dignità di donna per quel che fa il Cavaliere?».
 
No, Arianna e Annarita non sono affatto succubi del piccolo schermo e del suo mondo dorato. Parlano di riforma della giustizia, sono contrarie allo Stato etico, citano gli editoriali di Piero Ostellino sul Corriere. Rifiutano il modello «bacchettone e parruccone» in pieno stile «veterofemminista»; apprezzano che Pannella incontri il premier per dialogare di libertà economica (e certo qualche malpensante suggerirà che queste due giovani rientrino in una strategia radicale di riavvicinamento al capo del governo).
 
 La Chirico spiega che nel Dna della manifestazione del 13 e del can can di Repubblica sono incistate due parole: «Presunzione e imposizione». Per loro, le fanciulle ospitate da Silviuccio nostro erano pienamente consapevoli e libere di utilizzare il proprio corpo come volevano. E di sicuro non è il giornale di Ezio Mauro a poter scagliare la prima pietra, visto che ha «la homepage regolarmente intasata da boxini di donne seminude», ruggisce Annarita. Le sue sono parole di una donna piena di dignità, orgogliosa, persino più coraggiosa dell’icona Emma Bonino, la quale nei giorni scorsi ha sfoderato un po’ di moralismo sulle vicende del Biscione. Arianna e Annarita di moralismo polveroso non ne hanno nemmeno un po’, sventolano il loro cartello con una freschezza da far schiantare le scandalizzate professionali di Pd e dintorni.
 
Asta la vittoria, ragazze.

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