Beata simonia

Dalla Rassegna stampa

Un amico, eminente e autorevole figura del panorama politico italiano, sostiene che in definitiva il Vaticano - se non la chiesa - è sempre torbidamente macchiato dalla pratica della simonia. La simonia è la compravendita di cariche ecclesiastiche, di indulgenze o assoluzione di peccati; più genericamente si intende per simonia l'acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro. li termine è coniato direttamente nel Nuovo Testamento (Atti degli apostoli, 8,18-24) là dove si racconta di Simone mago, il samaritano convertito che tentò di corrompere san Pietro offrendogli denaro in cambio delle facoltà taumaturgiche concesse dallo Spirito Santo.
Celebri, i versi con i quali Dante, nella terza bolgia dell'inferno, condanna i simoniaci a una pena atroce, che si moltiplica e aggrava allorché una nuova anima dannata, sopraggiungendo, caccia sempre più a fondo, nel foro della roccia affocata dove è confitta a piedi in su, quella precedente. Di simonia, corale corruzione dell'istituzione chiesa, si può parlare fin dall'epoca di Costantino quando, a seguito dell'editto del 313, la chiesa si trovò a disporre in sempre maggior misura di beni terreni dando così la possibilità agli ecclesiastici o aspiranti tali di comperare, i più che meritare, potere e cariche. Più tardi. a rafforzarne l'efficacia, al documento costantiniano venne interpolato un testo di cui, nel 1414, l'umanista Lorenzo Valla dimostrò la assoluta falsità.
Il concilio di Calcedonia i dei 451 ne condannò l'abuso. Ma, da allora, la simonia sarà conseguenza quasi obbligata della trasformazione o - meglio - dell'evoluzione della chiesa in potenza terrena con obblighi, doveri, e anche privilegi, scaturenti dal ruolo di governo che essa venne man mano assumendo con il crollo dell'Impero d'occidente. Questo è il fenomeno storico da affrontare e ponderare. Per molti, soprattutto protestanti e comunque riformatori o aspiranti tali, la commistione costantiniana fu per la chiesa una fattura. Non saprei giudicarla dal punto di vista etico, ma dal punto di vista storico fu una necessità.
Il disfacimento delle strutture "laiche" dell'impero non poteva che portare alla loro sostituzione con le uniche rimaste sufficientemente salde, cioè quelle della chiesa. La trasformazione avvenne secondo ritmi secolari, il che dimostra la sua ineluttabilità. Alla fine del secolo IV gli imperatori Arcadio e Onorio avevano già riconosciuto alle sentenze emanate dalla “episcopalis audientia” una dignità pari a quelle pronunciate da un tribunale pubblico. Dopo il dramma della guerra gotico-bizantina (535-553), alle cui devastazioni e rovine tenta di reagire Benedetto da Norcia dando vita al monachesimo occidentale, l'imperatore Giustiniano diede ai vescovi, con la Prammatica Sanzione del 554, le prerogative degli alti funzionari imperiali, e i vescovi, ormai funzionari dipendenti da Bisanzio, ebbero una autorità civile persino superiore a quella dei pubblici amministratori. Con Ottone I di Sassonia, che fondò il suo governo sull'assegnazione di importanti poteri ai vescovi da lui nominati, le cose si aggravarono.
Ma l'elenco degli episodi è lungo, e se si tiene conto dei loro sviluppi si comprende come possa essersi sviluppato incontrollatamente il fenomeno della simonia, che non può essere definito di corruzione "spirituale" ma perversa conseguenza dei meccanismi di trasmissione del potere politico. Un fenomeno inevitabile Si potrà recriminare quanto si vuole, ma è indubbio che grazie alla sua struttura temporale la chiesa romana assolse a funzioni grandiose di costruzione della società civile occidentale. Ovviamente l'intreccio fornì occasioni di scandalo, e i versi danteschi di condanna della "donazione" costantiniana (Inferno, XIX, vv.115-117) ce ne danno la misura; ma era un fenomeno inevitabile, se si considera la chiesa coane evento storico, non metastorico. Che Lutero si sia scandalizzato perla vendita di indulgenze da parte dei Papi, bisognosi di denaro per completare l'edificazione della basilica di San Pietro, rientra nel quadro di quella situazione storico culturale che portò al complesso fenomeno della separazione dalla chiesa dei riformati, luterani, calvinisti o anglicani.
Forse proprio da quel momento il peso della simonia venne liquidato o molto alleggerito, e non credo che attualmente si possa sostenere che il Vaticano si regga strutturalmente su di essa. Penso che la simonia come peccato o colpa della chiesa-istituzione sia oggi un fenomeno secondario; se non altro perché non ci sono più le indulgenze in vendita, anche se sicuramente parte - buona parte - delle pratiche religiose legate a santuari, santi, ecc, può avere il sentore della simonia.
La critica del mio amico e di quanti la pensano come lui è piuttosto il riflesso, il portato, di un anticlericalismo laicista fortemente ideologizzato. Credo che il loro sia un errore storico. Il necessario, pressante confronto della laicità con il mondo clericale (o ecclesiastico) deve avere motivi e fondamenti ben più solidi e di più ampio respiro. E ce ne sono. Basta saperli vedere.

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