La battuta omofoba del cardinale un segnale per le presidenziali Usa

Dalla Rassegna stampa

Il cardinale Francis George è uomo d'esperienza. Arcivescovo di Chicago dal 1997, presidente della conferenza episcopale americana per un triennio, s'è dichiarato parte della maggioranza del conclave del 2005. Non disdegna le frasi a effetto. Il suo commento alle legge dell'Illinois sulle unioni civili («io morirò nel mio letto, il mio successore morirà in prigione, il suo successore morirà martire») ha fatto rumore per il suo ringhioso vittimismo. In una recente intervista sulla possibile celebrazione del Gay Pride a Chicago è andato oltre. Ha anche detto che secondo lui si corre il rischio che il movimento si trasformi in un «Ku Klux Klan che manifesta nelle strade contro il cattolicesimo». Il paragone non ha sdegnato solo una comunità che ha conosciuto violenze infinite. Il National Catholic Reporter ha scritto ieri che quella frase rischia di azzerare «la statura che la Chiesa può ancora avere nel dibattito pubblico». Ma se George lancia una bomba contro i gay (e contro il catechismo cattolico che predica rispetto) non lo fa per caso.

Il cardinale parla sotto le primarie per le elezioni presidenziali: e dunque fa intendere ai repubblicani che secondo lui il cristiano «liberal» Obama dev'essere sfidato da un ultraconservatore dai toni brutali, che non tema il rischio di radicalizzare le posizioni e di spaccare la società, ma anzi se lo ponga come obiettivo. Ma il cardinale parla anche in un momento molto particolare del pontificato di Benedetto XVI. Infinitamente più in salute del suo predecessore alla stessa età, Ratzinger si appresta a diventare il papa più longevo dell'ultimo secolo.

Pur con qualche riguardo ovvio alla fatica e qualche distanza rispetto agli affari correnti, il pontefice viaggia e parla regolarmente. Le piccole fragilità tipiche della sua età creano un protagonismo cardinalizio non inusuale. Ora che i pastori di grandi diocesi sono stati nominati a capo di congregazioni romane, la porpora, che una volta pacificava le aspirazioni, viene vissuta da taluni come una tappa. E per coloro che hanno l'ambizione di avere nel prossimo conclave un ruolo, almeno di grande elettore, è il momento di dare un segnale. Foss'anche un segnale disgustoso come una battuta omofoba.

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