Battaglia scheda per scheda. La Bonino soffre le province

E Emma Bonino vince a Roma. Ma la sua elezione alla presidenza della Regione Lazio potrebbe essere compromessa dal risultato delle altre province. In un testa a testa che non potrà che risolversi a notte fonda, la coalizione guidata dall’esponente radicale affronta una battaglia all’ultimo voto.
«Attendere e soffrire» sono anche le parole d’ordine del centrodestra, i cui big aspettano il risultato nella sede del Comitato elettorale di Renata Polverini. Berlusconi, intanto, rompe un’antica consuetudine per assistere allo spoglio dei risultati dalle stanze di palazzo Grazioli.
Vincitore certo è l’astensionismo: nel Lazio l’affluenza definitiva si e fermata al 60,9%, 12 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti regionali. Con un calo molto consistente a Roma, che passa dal 71,9 al 59,2%. Per tutto il pomeriggio di ieri le proiezioni continuano ad accreditare un pareggio perfetto tra le due candidate. I dati reali (ma parziali) che arrivano dalle sezioni, invece, fanno registrare prima il netto vantaggio di Polverini, poi il sorpasso della Bonino.
Ma la situazione resta estremamente instabile. E mano a mano che il numero delle sezioni scrutinate aumenta, il distacco si fa sempre più irrisorio. Quando i dati definitivi si riferiscono a circa un terzo del totale, Bonino è in vantaggio di circa 12 mila voti: 50,36%, contro il 49,07 di Polverini. Ben diversa la situazione se si analizzano le singole province: a Roma il centrosinistra è avanti 53 a 46. Ma a Viterbo (55 a 43), Latina (62 a 37), Frosinone (60 a 39) e Rieti (58 a 42) il risultato parziale è ribaltato a favore della Polverini.
Ecco dunque che qualcuno può già trarre le prime conclusioni: «E evidente - dicono fonti del Pd - che il forte impegno sostenuto da Alemanno nella Capitale non ha dato i frutti sperati. Il voto di Roma - sostengono nel centrosinistra - dimostra che il sindaco ha già perso la sua partita, anche se avesse voluto accreditarsi a livello nazionale». Il sindaco di Roma, da parte sua, mette le mani avanti: «Chi vince deve aprire un confronto costruttivo con l’altra parte politica», afferma al Tg3.
Dai comitati elettorali nessuno si sbilancia sul risultato finale. Polverini, per smorzare la tensione, va al cinema a vedere un film di Meryl Streep. La Russa promette di ubriacarsi se si verificasse il «miracolo» della vittoria, mentre Beatrice Lorenzin ha gioco facile nell’affermare che «se avessimo avuto la lista del Pdl nella provincia di Roma, saremmo avanti di 6-7 punti». Una consapevolezza che risulta evidente anche origliando le voci di corridoio del Pd: «Con la lista del Pdl a Roma avrebbero vinto», ammettono
autorevoli esponenti del partito. Meno determinanti sembrerebbero invece le paventate polemiche sull’interpretazione dei voti dati a esponenti della lista del Pdl esclusa dalla competizione. Alla vigilia dell’apertura delle urne il centrodestra si era detto determinato nel voler rendere valide queste preferenze, sguinzagliando per la città i «gladiatori» del voto. Tra questi i consiglieri comunali di Roma Federico Mollicone e Fabrizio Santori.
Nelle sezioni visitate da entrambi non sono risultati problemi di questo tipo: «Ho "salvato" 8 schede di preferenza per Polverini - afferma Mollicone - ma in nessun caso si trattava di preferenze date a candidati del Pdl non presenti in lista». Paradossalmente al Pd Lazio giungono notizie contrarie: «A noi risulta che ci siano stati problemi - dicono dalla sede regionale - e la cosa ci preoccupa». Ritrovarsi con qualche centinaio di schede contestate, in una partita giocata fino all’ultimo voto, «potrebbe anche ribaltare il risultato», affermano. La parola d’ordine per il centrosinistra resta una e una sola: «Cavarcela a Roma e non farci travolgere nelle altre province».
© 2010 Il Riformista. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments