Basilicata, zero quote rosa. La Regione è per soli uomini

Al Park Hotel si è brindato con bicchieri di carta. A fianco del neogovernatore Marcello Pittella, c’era il fratello Gianni e il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, che a Potenza ci è nato 35 anni fa. È la vittoria del candidato Pd e delle sue liste collegate, ma è anche la conferma che da queste parti la maggior parte della gente celebra il suo disinteresse per le urne. Solo il 42,57 per cento ha votato a queste Regionali, anticipate per le dimissioni della giunta di Vito De Filippo dopo lo scandalo sui rimborsi consiliari. «È un miracolo, cercherò di conquistare la fiducia anche di chi non ha votato. La nostra vuole essere la politica del fare e dell’etica responsabile», annuncia Pittella. E sa che la sua vittoria è andata contro le scelte del suo partito, che alle primarie aveva indicato a candidato governatore il presidente della Provincia, Piero Lacorazza. Indicativo il numero di voti ottenuti da Lacorazza: 11324. È il consigliere più votato tra i 20 eletti. Significherà pur qualcosa, negli equilibri Pd.
Le urne celebrano però anche un altro poco invidiabile record lucano: nessuna donna entra in Consiglio regionale. Capita per la seconda volta, anche la precedente consiliatura si era fatta beffa delle quote rosa. Eppure, tra i cinque candidati alla presidenza, le donne erano due: Maria Murante, trentenne lucana di Ferrandina per Sel, ed Elisabetta Zamparutti, già deputata nelle liste Pd, bolzanese d’origine, per i radicali. Non sono bastate. Dice proprio la Murante: «La questione di genere nelle candidature è stata poco sentita. Noi abbiamo inserito 4 donne su 16 candidati. A questo punto, occorrerebbe pensare ad una legge elettorale con doppia preferenza. Lo dico come esponente di Sel che ha molte donne nelle giunte locali. Occorre una riflessione critica di tutti i partiti».
Elisabetta Zamparutti allarga il discorso. Ricorda che, su 348 candidati nelle liste, le donne erano solo 55. E spiega: «L’esiguità di presenze femminili la dice tutta sulla sensibilità ad allargare alle donne le presenze consiliari. Noi avevamo proposto ai lucani l’adozione di un radicale, inserendo in lista Pannella ed Emma Bonino. Qui non esiste alcuna legge sulle quote rosa e non ci si può stupire che, numeri alla mano, sia l’astensionismo il vero vincitore». I radicali denunciano boicottaggi e silenzi sulle loro proposte. Ma è l’assenza di donne elette a far riflettere. L’unica donna con possibilità di entrare in Consiglio è la candidata del centro-destra Annunziata Pizzolla. Il primo degli eletti, Tito Di Maggio candidato governatore, è senatore. Potrebbe decidere di restare a Roma, lasciando libero il suo posto alla Pizzolla.
Nessuno però ne fa questione di vita o di morte, qui la politica regionale sembra parlare solo al maschile. Assenti le venti associazioni femminili lucane, che hanno ascoltato le ragioni dei candidati in campagna elettorale, senza appoggiare direttamente nessuno. Lo spiega Maria Josè Mainieri, per 10 anni presidente dell’associazione cattolica Cif che ha 350 iscritte: «Libertà di scelta, ma dobbiamo constatare con amarezza che le donne hanno più problemi a conciliare lavoro, famiglia e impegno politico. Almeno da noi. Noi abbiamo fatto un appello ai candidati sul lavoro, senza appoggi espliciti». Senza donne in Consiglio, l’ufficio regionale lucano per le parità prosegue il suo calendario diventi iniziative fino à termine dell’anno. Ne è animatrice Maria Anna Fanelli, che ha inserito la violenza sulle donne al primo posto negli incontri. Della commissione fa parte anche Anna Selvaggi, presidente dell’associazione femminile Aide fondata nel Sud con 500 iscritte. Ha le sue idee sull’assenza di quote rosa in Basilicata: «Neanche nei listini, dove c’è quasi certezza di elezione, hanno inserito donne. Uno sforzo potevano farlo, ma da queste parti non c’è formazione politica mirata alle donne. Eppure, tanti contributi potremmo dare nelle istituzioni. Di cultura e sensibilità. Le donne sono più leali, quest’assenza è mortificante. Va constatato che, anche in queste elezioni regionali, hanno prevalso vecchi clientelismi, intrecci datati. Le donne si impegnano nell’associazionismo e nel volontariato. Pensi che abbiamo forse più donne iscritte noi che il Pd a Potenza».
Il sindaco potentino Vito Santarsiero, secondo degli eletti nel Pd, vanta nomine al femminile di manager in uffici fondamentali, come all’Acta, municipalizzata per la raccolta rifiuti. Analizza: «L’assenza di donne elette credo sia un problema culturale, ma anche un problema di tutti i partiti lucani. La soluzione potrebbe essere una legge sulle quote rosa. Le donne possono darci contributi culturali enormi». Niente donne, i grillini crollano rispetto alle Politiche, quando furono il secondo partito dopo il Pd. Il candidato presidente del M5S, Piernicola Pedicini, fisico del centro ricerca oncologica di Rionero originario di Benevento, con il suo 13 per cento ha comunque ottenuto due consiglieri. Vito De Filippo, presidente regionale uscente, gongola: «Il quadro politico precedente è confermato. Non si è intaccato il rapporto di fiducia degli elettori con il Pd».
Tutti si consolano, pochi ragionano su quell’astensionismo da quasi 60 per cento. E sull’assenza di donne, c’è chi, come la vicepresidente Pd del Senato, Valeria Fedeli, sollecita contentini nella prossima giunta regionale. Ma il presidente Pittella smorza facili aspettative: «Non ho ancora fatto valutazioni sul vuoto di donne in Consiglio. Ne terrò conto, ma il primo criterio per la nomina degli assessori sarà la competenza. Va oltre ogni discorso di genere».
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