Barricate sulla giustizia

Capofila dei falchi, tanto da meritarsi gli strali del premier nella famosa Direzione nazionale di aprile, il capogruppo alla Camera Italo Bocchino: 43 anni, cresciuto nell'Msi napoletano, è stato il pupillo di Tatarella (sua la frase storica: «Italo è un talento, ma bisogna dargli poca briglia»). Mediaticamente onnipresente, è uno dei tre deferiti ai probiviri del Pdl (se mai si riuniranno) insieme ai due siciliani, Carmelo Briguglio e Fabio Granata.
Il primo, giornalista, una volta vicino alla Destra sociale di Storace, tra i fondatori dell'associazione Generazione Italia, incubatore di idee e simpatie finiane; il secondo, avvocato siracusano, il primo amore per la politica (l'Msi) a 13 anni, vicepresidente dell'Antimafia, la settimana scorsa è stato l'unico, insieme all'anziano Mirko Tremaglia, a votare contro la fiducia al governo (guadagnando una lavata di capo da Fini). E passato dalle fiction ai lavori d'Aula con una verve polemica che ha fatto imbestialire anche il Cavaliere l'attore Luca Barbareschi, che e rivendica con orgoglio d'aver inventato il nome Futuro e libertà per l'Italia. Modi da gentleman inglese per il liberale Benedetto Della Vedova, ex presidente del partito Radicale (dal 2001 al 2003).
Anima laica del centrodestra, non ha fatto in tempo a uscire dal Pdl che ha cominciato a chiedere al governo il riconoscimento delle coppie di fatto. In sintonia sui temi etici la giovane collega Chiara Moroni, figlia del deputato socialista Sergio, suicida negli annidi Tangentopoli, passata dal Pdl al Fli il giorno del voto sulla mozione Caliendo con una motivazione bruciante per gli ex compagni di partito: «La battaglia garantista non può essere confusa con l'impunità e il giustificazionismo». Comincia a far politica ragazzina nel Fronte della gioventù Flavia Perina, da dieci anni direttore del "Secolo d'Italia", foglio finiano da cui lancia editoriali infuocati. Le elezioni a marzo? Come la battaglia finale della mitologia vichinga.
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