Azione popolare su Cota "incompatibile"

Dalla Rassegna stampa

A tempo debito il presidente prenderà una decisione, che sarà coerente alle dichiarazioni espresse alla vigilia delle elezioni e agli impegni presi con i piemontesi. Roberto Cota tace e preferisce lasciare al suo entourage della comunicazione il compito di rintuzzare le critiche piovutegli addosso oggi per non aver risolto alla seduta inaugurale del nuovo parlamento l’incompatibilità tra il suo ruolo di governatore della Regione e quello di deputato della Repubblica. La normativa, peraltro, gli consente di prendere tempo: dieci giorni dalla proclamazione degli eletti prima che scatti la procedura, anch’essa parecchio lunga. Perché attenda a tagliare il nodo gordiano è un mistero, a meno di non dar retta alle interpretazioni capziose che parlano dell’esigenza di maturare il diritto al vitalizio o, peggio, quello di precostituirsi una via di fuga nell’eventualità che la situazione politico-amministrativa-giudiziaria della Regione precipitasse.

Giocano d’anticipo i Radicali, annunciando un’iniziativa giudiziaria per costringere Cota a decidere in tempi rapidi. Obtorto collo. Preso atto che «oggi i cittadini piemontesi attendevano dal presidente Cota una scelta secca e precisa» e che questa scelta non c’è stata, Silvio Viale e Giulio Manfredi hanno attivato il pool legale per «predisporre la cosiddetta “azione popolare”» ovvero un ricorso di cittadini elettori al Tribunale ordinario per fare sancire l’incompatibilità fra carica di consigliere regionale e deputato, sancita sia dall’art. 122 della Costituzione sia dall’art. 4 della legge 23/4/1981 n.154. Spiegano i due esponenti radicali: «Entro un mese Cota sarà costretto a scegliere se rimanere a guidare il Piemonte, quasi sicuramente solo più per un anno. Troppi dimenticano che il 9 luglio la Cassazione si esprimerà sul “caso Giovine” e poi si aprirà il procedimento amministrativo, con la fondata speranza di tornare a votare per la Regione assieme al voto per le elezioni europee, la prossima primavera». L’alternativa che Viale e Manfredi prospettano non è incoraggiante, per il governatore. Non gli resterebbe che «andare a fare il deputato magari solo per due o sei mesi, visto il grande rischio di elezioni a giugno o in autunno».

 

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