Avanti Savoia! Contro tutti i moralisti e i parrucconi

Chi scrive, è doveroso dirlo subito, non ha visto, come capita ormai da più di un ventennio,
neanche una puntata dei festival di Sanremo. E non per snobismo. Semplicemente perché
non interessato dal genere di musica che viene proposto e perché, essendo interista da lunghissima
data, emotivamente coinvolto (anche troppo, per la verità) dalla partita di sabato scorso diretta, tra
l`altro, da un proprio concittadino. Questa premessa non esenta, tuttavia, dall`esprimere alcune valutazioni di carattere generale anche perché non è mancata dovizia di cronaca con una puntualità tale che se fosse garantita a ben altre vicende (cosa che, ahinoi, non accade affatto) darebbe al nostro paese un invidiabile primato in quanto ad informazione democratica.
Bene. I mass media si sono accaniti sulla presenza del principino Emanuele Filiberto alla nota competizione canora. Moralisti e parrucconi della prima ora hanno preso di mira una figura
che, al di là del motivo musicalmente mediocre, senza entrare, quindi, nel merito dei testo, ha avuto il coraggio, nonostante la storia che reca sulle spalle, di mettersi in gioco e salire un palco internazionale insieme a due cantanti professionisti.
Ora, Emanuele Filiberto non risulterà probabilmente a molti un fior fiore di simpatia ma è
indubbiamente un giovane meritevole di rispetto e solidarietà se non altro per l`onestà, sì l`onestà,
di non celarsi dietro quella seriosità da baraccone di cui è ammantata la nostra bolsa penisola.
Che male c`è se il discendente di una famiglia di reali che, nel bene e nel male (non solo nel
male, si tenga bene a mente), hanno segnato le sorti italiane se ne va a cantare a
Sanremo? Chi scrive ha firmato, e non se ne pente, per il ritorno dei Savoia nella terra che ha dato loro i natali e che li ha visti protagonisti di un`unità che senza` di loro sarebbe stata
difficilmente conquistata. Si parla solo delle loro presunte responsabilità nei confronti del fascismo ma non si ricorda mai la scomunica inflitta da papa Pio IX a Vittorio Emanuele Il e ai
suoi successori per la "questione romana", ritirata solo con il sovrano in punta di morte.
Per carità, lungi da noi indulgere in alcun discorso apologetico. Si vuole soltanto evitare la banalità, anticamera dell`imbecillità, di coloro che risultano indecorosamente facili alla finta indignazione mentre, nei fatti, continuano a tollerare quella che i radicali giustamente chiamano la "peste italiana", cioè l`affossamento in ogni campo di quella legalità che è il caposaldo della democrazia. Le presunte colpe di padri e nonni non possono ricadere su figli o nipoti.
Ad Emanuele Filiberto, al di là dei suoi meriti o demeriti canori e della sua capacità di risultare
più o meno simpatico, vada dunque il nostro sostegno insieme, questo sì, al sommesso consiglio
di non eccedere e calcare troppo la mano. Quanto alla sua canzone, beh, con molta franchezza, preferiamo decisamente la parodia che circola in internet. Se non altro fa ridere.
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