Aumenta il peso della laicità

Fra i dossier più delicati e urgenti cui il nuovo segretario del Pd dovrà porre mano c’è quello del rapporto con il mondo cattolico e con la Chiesa. L’alchimia della nascita di un soggetto ibrido derivato dalle due anime storiche della politica italiana, quella post-comunista e quella cattolico-popolare, non è mai del tutto riuscita in questi due anni trascorsi dalla sua fondazione. Non è bastato e non basterà un “ticket” a cambiare un simile dato di fatto. E se nel 2007 Rosy Bindi e Enrico Letta mettevano insieme circa il 24% dell’elettorato pd alle primarie che incoronavano Walter Veltroni, oggi entrambi sono dalla parte di Bersani ma Franceschini, il cattolico legato invece all’ex sindaco di Roma, non va oltre il 34% dei consensi. E di certo queste primarie una verità la dicono: è quella dei numeri che certificano anche i limiti dell’esperienza cattolico-progressista nel Pd. Perché, nel frattempo, è stato emesso pure un altro verdetto dal popolo delle primarie, cioè dal nocciolo duro della società italiana che si schiera con il centrosinistra: l’affermazione del senatore-chirurgo Ignazio Marino.
Marino è stato votato per ragioni diverse e ha ricevuto il sostegno di un pezzo significativo dell’apparato del partito che si era separato da Veltroni. Tuttavia è indiscutibile che la battaglia in favore del testamento biologico condotta dal senatore, lo ha fatto emergere come simbolo del contrasto laico all’ingerenza ecclesiastica sulle questioni etiche: la parola chiave della sua campagna non a caso è stata «laicità». Anche Marino, per altro, fa parte dei cattolici adulti alla Prodi che non piacciono troppo né alla Chiesa né alle organizzazioni cattoliche. La sua candidatura ha ottenuto un brillante 14%, il che fa capire con quali umori una parte crescente dell’elettorato del centrosinistra guarda invece a quei cattolici fedeli fino alla virgola al magistero della Chiesa. Da oggi lo spazio per Paola Binetti, Dorina Bianchi, Emanuela Baio Dossi - la piccola pattuglia teodem insomma - si riduce a quello di un’enclave accerchiata. Ma anche personalità diverse come Francesco Rutelli, Beppe Fioroni o Enzo Carra, potrebbero trovarsi in difficoltà su alcuni temi.
Nei mesi della corsa verso le primarie, tutti e tre i candidati, con l’obiettivo di aumentare il proprio consenso, hanno assunto posizioni sempre più laiche rispetto ai temi eticamente sensibili. Così dalla pillola Ru486 al reato di omofobia, il Pd ha sbandato in Parlamento in attesa dell’evento salvifico delle primarie che dovrebbe servire, agli occhi di militanti e simpatizzanti, a far chiarezza su questo versante dello scontro politico.
E’ un problema non da poco per Bersani. Per esempio: su che basi costruire un’alleanza con l’Udc di Casini se il destino già segnato è quello di spaccarsi ancora una volta in Parlamento, magari sul riconoscimento delle coppie omosessuali? Bersani ha coltivato buoni rapporti con Comunione e liberazione, ma qui la posta in gioco è particolarmente alta. Con questo scenario non sorprende la simpatia raccolta da Gianfranco Fini in ampi settori del centrosinistra non solo per le sue posizioni sull’immigrazione, ma anche per il sì al testamento biologico, alla pillola Ru486, alle unioni di fatto e alle modifiche alla legge 40 sulla fecondazione assistita.
Di fronte a questa accelerazione degli eventi Famiglia cristiana ha criticato nei giorni scorsi lo stesso dna dei democratici rilevando come «la fusione a freddo delle due anime che hanno dato vita al Pd, non ha ancora trovato una sintesi accettabile». Infine la questione morale: il caso Marrazzo è l’ultimo di una serie che ha travolto pezzi importanti del partito; i vescovi guardano con preoccupazione all’entità del fenomeno dopo che i vertici della Cei avevano condannato la commistione fra immoralità privata e vita pubblica del premier.
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