Attenzione alla parola vintage

Nel seguire ieri i lanci dell'Ansa ci si poteva imbattere in un comunicato di Francesco Pionati, deputato berlusconiano alla guida di un micro-partito di ex Dc, in cui si attaccava Casini come anti-italiano per le sue passate critiche a Berlusconi. Probabilmente il comunicato non lascerà un segno indelebile nella storia patria, ma può colpire in esso l'utilizzazione di una categoria rimessa in auge dal centro destra in questa legislatura. Pionati, che di professione ha fatto il notista politico per il Tg1, sicuramente sa come utilizzare le parole e ne conosce la storia.
Definire anti-italiano, praticamente un nemico della patria, chi critica il capo della maggioranza può solo essere l'indizio di una vocazione totalitaria - che sicuramente Pionati non ha - o almeno la trasposizione in politica di un gergo bellicista. E in effetti a questa seconda opzione fa pensare l'uso del termine "disfattista", largamente praticato dalla destra in questi ultimi mesi. La gravità della situazione non sfugge a nessuno ma ridare corso a parole che evocano un passato tragico è, questo sì, da irresponsabili.
Perfino nel periodo più acuto della guerra fredda la Dc seppe porre un freno alle sue frange più estreme che termini del genere usavano nei confronti della sinistra, la quale fece lo stesso con i suoi estremisti. Quello che si evitò allora non si vede proprio perché debba concretizzarsi oggi a causa della cortina di ferro scesa fra Pionati e Casini.
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