Attacco mortale in casa al leader degli omosessuali

Dalla Rassegna stampa

David Kato, omosessuale e difensore dei diritti dei gay con il gruppo «Sexual Minorities Uganda», è stato picchiato a morte in casa sua in Uganda. Un Paese dove il Parlamento sta discutendo un testo di legge che propone di uccidere tutti gli omosessuali. Immediata la reazione di sdegno della comunità internazionale: gli Usa, che già in passato avevano condannato il Paese africano per la sua posizione contro i gay, si sono detti «inorriditi» ed è stata in passato pubblicamente condannata da Obama. Anche il segretario di Stato Hillary Clinton aveva espresso la sua preoccupazione al presidente ugandese Yoweri Museveni. Il Parlamento europeo ha chiesto che sia fatta luce sul «terribile omicidio» e che siano cancellate le leggi omofobiche. Kato già: da mesi si sentiva in pericolo. Quattro mesi fa il quotidiano locale Rolling Stone aveva pubblicato un articolo dal titolo «Impiccateli» e sotto c’era una lista, le foto e gli indirizzi di alcuni difensori dei diritti dei gay, tra cui proprio Kato che aveva querelato ottenendo il pagamento di danni e un’ingiunzione che vieta ai media di rivelare chi è gay.
 
 Il quotidiano Rolling Stone, però, ha condannato l’omicidio e si è chiamato fuori da ogni responsabilità: «Non volevamo promuovere gli attacchi contro i gay, ma spingere il governo a prendere misure contro chi propaganda l’omosessualità. Vogliamo che sia la legge ad impiccarli, non che vengano attaccati dai cittadini», ha detto il 22enne direttore del giornale. L’omosessualità è ancora reato in 37 Paesi africani, dove è vista come una «contaminazione occidentale». Pochissimi gli africani che si dichiarano apertamente gay, perché le storie di licenziamenti, violenze e arresti contro chi l’ha fatto sono all’ordine del giorno. In Italia, sia l’Arcigay sia Marco Pannella hanno chiesto al governo di mobilitarsi «per porre fine alla campagna discriminatoria». La Cgil ha condannato l’episodio e ricordato la recente visita di Kato in Italia, in cui aveva raccontato proprio del pericolo che i gay corrono in Uganda.

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