Atene sta scoppiando

Dalla Rassegna stampa

«Basta con queste misure». «Governo e troika andate via». «Lotta dura senza paura», urlavano ieri nelle piazze greche decine di migliaia di lavoratori, professionisti, commercianti, pensionati e dissocupati, gente che nella stragrande maggioranza vive già sotto la soglia della povertà. Il paese per la seconda volta in tre settimane, e in concomitanza con il vertice europeo di Bruxelles, è rimasto paralizzato ieri a causa dello sciopero generale proclamato dalle due maggiori confederazioni sindacali, la Gsee e l’Adedy, che raggrupano rispettivamente i lavoratori del settore privato e di quello pubblico. La protesta è contro il nuovo duro pacchetto di austerità richiesto dalla troika (Fmi, Ue, Bce) che il governo sta per varare in cambio della concessione della nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro.
Anche questa volta non sono mancati momenti di tensione nella piazza centrale di Syntagma, a pochi passi dal parlamento, dove giovani incappucciati hanno lanciato molotov contro i poliziotti in tenuta antisommossa, che hanno reagito sparando lacrimogeni come al solito contro manifestanti pacifici.
Le misure – raccolte in un pacchetto da 89 riforme – prevedono tra l’altro l’abolizione completa del contratto nazionale del lavoro, nuovi licenziamenti nel settore pubblico, nel settore privato un taglio del 30 per cento degli indennizzi per licenziamento a partire dal gennaio del 2012 (quindi retroattivo), la riduzione del periodo di preavviso per licenziamento da sei a tre mesi, ulteriori tagli drastici negli stipendi e nelle pensioni, la chiusura di enti statali. Scelte talmente drastiche che hanno provocato la reazione degli stessi partner del governo di coalizione composto dai conservatori (Nea Dimokratia), dai socialisti (Pasok) e dal centro-sinistra (Dimar), che hanno deciso di respingere come «inaccettabili» le richieste dei creditori internazionali. Tutti si rendono conto che il nuovo programma lacrime e sangue supera ogni capacità di resistenza della società ellenica. Il timore di una rivolta incontrollata si fa sempre più presente.
«Le pretese della troika per quanto riguarda le modifiche ai contratti del lavoro non possono essere applicate prima ancora di vedere quali sono i risultati delle modifiche precedenti varate neanche un anno fa», ha detto il ministro del lavoro, Jannis Vroutsis della Nea Dimokratia. «La troika sta giocando con il fuoco», ha sottolineato il leader socialista Evanghelos Venizelos. «Vogliono la distruzione del mercato del lavoro, altro che risanamento economico e riforme», ha aggiunto il leader della Sinistra democratica Fotis Kouvelis. «Ma cosa volete, una rivoluzione armata in Grecia? », è sbottato durante i colloqui il ministro dell’economia Jannis Stournaras, noto per la sua moderazione, rivolgendosi al danese Poul Thomsen (Fmi). La Sinistra democratica addirittura ha preannunciato che «al parlamento noi non voteremo a favore delle misure». Per l’opposizione (Syriza, Kke, Greci indipendenti), invece, le trattattive sono «un teatrino », visto che il governo e la troika in realtà avrebbero già concordato le misure da prendere e litigano soltanto sui dettagli.
Il problema è che anche la nuova tranche di aiuti rischia di essere insufficiente a far uscire la Grecia dalla crisi. La ricetta applicata finora sta peggiorando la recessione e il tasso di dissocupazione. E già dietro le quinte si parla dell’eventualità di una nuova ristrutturazione del debito greco. Per il momento una cosa è chiara: a Berlino – a sentire Angela Merkel, che si è incontrata con il premier greco, Antonis Samaras nella capitale greca – «tutto il governo ed il parlamento (tedesco) hanno fiducia in quello che la Grecia può fare». È ad Atene che nessuno ha più fiducia in quello che il governo e il parlamento ellenico possono fare.

 

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