Atene, l'arcipelago contro

Dalla Rassegna stampa

 

Soltanto in un paese simpaticamente caotico come l’Ellade può esserci un valoroso M-l Kke - Partito comunista di Grecia marxista leninista - contrapposto all’altrettanto valoroso Kke (m-l) Partito comunista di Grecia (marxista leninista). Soltanto qui può esserci un Partito comunista monolitico il cui segretario -la signora Aleka Papariga, leader ormai dal 1991 pochi mesi fa ha detto che bisogna rivalutare la figura di Stalin. Soltanto qui l’altro partito di sinistra, il Syriza, è talmente incasinato da far sembrare il Pd, Rifondazione e Sinistra e Libertà dei partiti bolscevichi: è una sciolta coalizione di 13 partitivi autonomi, e
prende le sue decisioni politiche soltanto all’unanimità (cioè quasi mai). Solo qui il movimento antisistema dispone di una forza d’urto massiccia senza bisogno di giornali, radio, centri sociali.
Eppure questa strana galassia si sta battendo senza tregua da settimane in Parlamento e nelle strade contro il pacchetto di sacrifici imposti al popolo greco, e si rivela un osso duro. Una sinistra radicale con un forte seguito popolare, che nasce dalla repressione subita dai comunisti durante la guerra fredda, dal forte sentimento antiamericano e anticapitalistico sorto sotto il regime dei colonnelli dal 1967 al 1974, e dalla profonda trasformazione politica e "militare" che le giornate del G8 di Genova nel 2001 hanno introdotto nel movimento antisistema.
Il partito comunista greco, il Kke, è oggi più che mai forte: alle ultime elezioni ha conquistato il 7,51% dei voti e 21 deputati. Un’organizzazione iperdisciplinata, con le sue sezioni nei quartieri, il suo giornale Rizospastis, la sua propaganda ortodossa e il suo combattivo sindacato, il Pame. Il Kke partecipa a tutte le iniziative di lotta e manifestazioni e invoca «un fronte popolare contro il governo». Ma questo «fronte» lo persegue senza mai mescolare i propri militanti con quelli degli altri partiti, e tantomeno con gli anarchici, bollati come «provocatori». In tante occasioni, addirittura, il servizio d’ordine del Kke ha regolato per le spicce i conti con i «koukouloforoi», gli incappucciati in nero. E in certi quartieri popolari della cintura di Atene il Kke è al 15-20% dei voti.
Syriza è la sigla della Coalizione della sinistra radicale. Il termine «coalizione» è un eufemismo, perché in realtà è poco più di un’alleanza elettorale tra 13 organizzazioni il cui scopo primario è sottrarsi militanti a vicenda. La più grande è il Synaspismos, erede alla lontana degli eurocomunisti degli anni’70 del partito comunista dell’interno, divisa a sua volta in tre correnti. Poi c’è l’Akoa, ecologisti molto di sinistra. Poi gli Ecosocialisti. Poi c’è il Koe, un gruppo di ex maoisti filocinesi. Poi i trotskisti di Kokkino (Rosso), come il Koe contro l’euro e l’Unione Europea. Poi ci sono gli ex-socialisti del Dikki. Poi c’è il Ke da, un’altra scissione dei Kke. Poi ci sono quelli di Roza, attivisti per i diritti civili. E poi altri ancora.
Nel 2007-2008 Syriza volava letteralmente nei sondaggi, puntava al 17-18%: nel giro di pochi mesi le terribili divisioni interne e l’assoluta incapacità di decidere alcunché l’ha precipitata al 4,6%.
L’attuale presidente, il 33enne Alexis Tzipras, sostiene una linea di totale opposizione al pacchetto Papandreou; c’è una minoranza «rinnovatrice» più moderata,guidata dal capogruppo parlamentare Fotis Kouvelis, ma per adesso non sa che fare. C’è un altra coalizione presentata alle elezioni, Antarsya, alleanza di sinistra anticapitalistica, che ha preso lo 0,8%: dentro ci sono altri filocinesi e altri trotskisti Fuori da Antarsya ci sono altri tre micropartiti trotskisti: l’Eek, il Sek, l’0kde Spartacus, e i due partiti (che si odiano) emme-elle. E poi c’è il movimento. Vengono definiti anarchici, ma loro preferirebbero chiamarsi «exusiastes», anti-potere.

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