Assad sta vincendo in Siria I ribelli si vendicano in Libano

Un attentato in un quartiere sciita di Beirut fa 53 feriti, anche se nessuno in pericolo di vita, e inaugura nel modo più sanguinoso il Ramadan in Libano. L’esplosione di un’autobomba ha danneggiato auto e edifici, provocando un grosso incendio. Nel momento in cui Bashar Assad stava per perdere la guerra ci- vile, infatti, è stato l’intervento deciso dei miliziani di Hezbollah con l’appoggio dell’Iran che gli ha permesso di raddrizzare le sorti del conflitto, e adesso appare nettamente in vantaggio. Offensiva in corso a parte, la sollevazione che ha rovesciato in Egitto Morsi e quella che si è scatenata in Turchia contro Erdogan hanno gravemente danneggiato due dei più importanti sponsor dei ribelli. Altri due importanti sponsor come Arabia Saudita e Qatar si sono messi a litigare tra di loro, contribuendo a minare non solo la stabilità dell’Egitto, con il Qatar con Morsi e l’Arabia Saudita contro, ma anche a minare la già precaria unità dei ribelli, con la contrapposizione filo-Riad versus filo-Doha che si viene ad aggiungere ad altre contrapposizioni come islamisti-laici o oppositori dell’interno-oppositori in esilio.
L’Unione Europea a sua volta è paralizzata tra chi vuole intervenire in Siria e chi ha paura che le armi fornite ai ribelli alimentino il terrorismo jihadista. E Barack Obama a sua volta si mantiene esitante, preannunciando un intervento che non arriva poi mai. Ma intanto, la guerra civile siriana ha da tempo radicalizzato i musulmani libanesi: pro-Assad gli sciiti, e la piccola componente alawita; anti-Assad i sunniti. Da tutte e due le parti sono arrivati ai contendenti siriani aiuti e volontari, e se da ultimo era Hezbollah ad aver assunto un ruolo predominante, per reazione si delinea ora la possibilità di una con l’offensiva terrorista che ritorca contro il "Partito di Dio" proprio quel tipo di tecniche che è stato il "Partito di Dio" a rendere popolari, dopo averle sperimentate con un certo successo per lo meno di immagine contro la spedizione multinazionale in Libano e contro gli israeliani. L’autobomba è infatti esplosa vicino a un distributore di benzina nella zona commerciale di Bir Al Abed, alla periferia sciita di Beirut. Gli uomini di Hezbollah hanno subito isolato l’area, un Centro di cooperazione islamica gestito dall’organizzazione nel quartiere di Bir al-Abed, e vicino al quale abitano molti funzionari del partito. Fonti di sicurezza affermano che sono stati usati 40 kg di esplosivo, e che la potente esplosione ha causato un cratere di 2 metri e distrutto 15 veicoli nelle vicinanze. «Mi addolora descrivere ciò che ho visto», ha commentato il ministro dell’Interno libanese Marwan Charbel. «Non so quale sia l’obiettivo di tale azione. Chiaramente ciò che stanno cercando di fare è creare un conflitto settario tra sunniti e sciiti. Posso garantire che né i sunniti né gli sciiti saranno trascinati dentro, accada quel che accada». Il che sembra una pia intenzione, considerate le vere e proprie battaglie tra sunniti anti-Assad e sciiti o alawiti pro-Assad che si sono già combattute in territorio libanese, praticamente in parallelo con l’escalation in Siria.
E in effetti questo è il secondo attacco alla zona sciita a sud di Beirut dall’inizio dell’anno, dopo i due razzi che colpirono l’area a maggio. Peraltro, nel corso della sua visita il ministro è stato preso a sassate da una folla inferocita, e ha dovuto intervenire la milizia di Hezbollah per proteggerlo. Ma anche per Hezbollah accusare direttamente i sunniti sarebbe rischioso, l’attentato comunque però ora non è stato rivendicato anche se i ribelli siriani avevano minacciato ritorsioni contro il movimento sciita, e quindi secondo un costume consolidato se l’è presa con Israele. Un sospetto che però il ministro della Difesa israeliano Moshé Yaalon ha rispedito al mittente: «La guerra civile siriana si è riversata in Libano a causa del coinvolgimento di Hezbollah nel conflitto in Siria. Si tratta di una lotta tra sciiti e sunniti, all’interno del Libano. Non ce ne occupiamo e non interveniamo». Anche perché per Israele è duro capire se sia meglio una vittoria di Bashar Assad puntellato da Al Qaeda e Iran o un suo rovesciamento da parte di un fronte in cui si è da tempo infiltrata Al Qaeda.
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