Aprire il dialogo sui Lib-Dem

Dalla Rassegna stampa

Il dialogo è aperto. Mercoledì scorso, questo quotidiano ha pubblicato due stimolanti articoli che aiutano a comprendere meglio l’attuale situazione politica italiana. Mi riferisco all’articolo di fondo del direttore Arturo Diaconale, intitolato "La spinta al voto anticipato", e all’intervento controcorrente di Biagio Marzo, che aveva come titolo:"Quella gramigna cresciuta intorno a Bettino". In tutte e due i casi emerge il quadro desolante di un sistema partitocratico ormai introvertito, avvitato su se stesso, annodato ai banchi parlamentari e alle poltrone di governo o sottogoverno. Addirittura con la prospettiva di accelerare verso imminenti elezioni anticipate e con la retrospettiva degli anni ‘70 e ‘80, di Craxi e di Berlinguer. In particolar modo, il direttore Diaconale traccia il profilo di un disegno partitocratico teso a ripercorrere i tempi della cosiddetta "solidarietà nazionale" e a ricompattare un potere fine a se stesso, vecchio, stantio, chiuso, autoreferenziale. Questo disegno, paventato da molti osservatori, vedrebbe il ministro Giulio Tremonti assurgere alla guida del governo. Insomma, il sistema di potere che ha permesso la via di uscita dalla crisi prodotta negli anni di tangentopoli, e che era sotto gli occhi di tutti, appare ed è in avanzata fase di decomposizione o disgregazione. Soprattutto se, tale sistema, viene paragonato alle speranze liberali e democratiche del 1994 e alle prospettive riformatrici dell’allora Forza Italia, quella in cui erano maggioritarie le idee liberali di Antonio Martino, Alfredo Biondi, Gianfranco Ciaurro, Luigi Caligaris, Tiziana Parenti e tanti, tantissimi altri, tra intellettuali, scrittori, docenti universitari, filosofi, giornalisti, compresi i Radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino che, all’epoca, sul piano programmatico e politico, erano ancora ascoltati da Silvio Berlusconi. Allora, la domanda che ora tutti si pongono è questa: come si esce da questa fase di putrefazione del sistema partitocratico? Non certo proponendo il ricomporsi di vecchie logiche, sempre partitocratriche e illiberali, non-democratiche, anti-politiche, contro lo "stato di diritto". Ma se ne può uscire soltanto se esplode davvero un grande dibattito. Se ne può uscire soltanto con il dialogo, con il contraddittorio aperto su questioni che toccano i cittadini e che riguardano i diritti umani, civili e politici di tutti noi. Si può uscire da questa fase soltanto con il dibattito, con la circolazione delle idee, con una discussione profonda, intelligente, visibile, conoscibile, partecipata. Una discussione senza ipocrisie e senza infingimenti. Perché se non c’è libertà di stampa e di informazione, allora non c’è nessuna democrazia e neppure la possibilità del pensiero liberale di potersi affermare, diffondersi, emergere. In altre parole, senza la rimozione degli ostacoli che impediscono ai cittadini di conoscere, non c’è democrazia. Questo è anche il principio fondante di tutta l’opera di Luigi Einaudi. Non a caso, scriveva: "Nella vita politica la libertà non è garantita dai sistemi elettorali, dal voto universale o ristretto, dalla proporzionale o dal prevalere della maggioranza nel collegio uninominale. Essa esiste perché esiste la possibilità di discussione, della critica. Trial and error: possibilità di tentare e di sbagliare; libertà di critica e di opposizione; ecco le caratteristiche dei regimi liberi". È  per questa ragione che, dentro e fuori i Radicali, continuano a ripetere e a ribadire la necessità di avviare una costituente liberale e democratica. C’è da conquistare, cioè, lo spazio della discussione, del dialogo, del contraddittorio, della legalità e dello "stato di diritto". Vorrei che, davanti al muro di quello che Marco Pannella definisce come un "monopartitismo imperfetto", si potesse costruire un luogo diverso e "altro" rispetto al potere dominante, sia esso di destra, di centro o di sinistra. Vorrei che si potesse discutere seriamente della mia idea di un progetto politico lib-dem, un’idea che vado ripetendo e riproponendo da tempo, definendola nelle forme e nei contenuti, senza stancarmi, anzi! Ormai, si tratta di una proposta che ho messo in cantiere. Alcuni già ci lavorano, ma serve che i lib-dem si facciano carico di partecipare alla discussione.

© 2011 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK