Anniversario amaro per Obama sconfitti al voto i democratici

Dalla Rassegna stampa

Ora per Barack Obama e i democratici è urgente capire le ragioni della disfatta. Il 3 novembre, vigilia di anniversario per l´elezione presidenziale di Obama, è stato funesto. Un mini-test elettorale ma un serio campanello d´allarme in vista del novembre 2010: quando alle elezioni di mid-term si rinnova la Camera e un terzo del Senato. Sarebbero guai per l´agenda riformista di Obama se tra un anno dovesse ripetersi quel che è accaduto martedì sera in New Jersey, Virginia, Maine.
Nel New Jersey, solida roccaforte della sinistra, il repubblicano Christopher Christie è stato eletto con il 49% contro il 44% del governatore uscente, il democratico Jon Corzine. Nell´elezione a governatore della Virginia lo scarto in favore del repubblicano Robert McDonnell è stato 59 a 41. Nel Maine, Stato ultraprogressista del New England, è passato il referendum abrogativo dei matrimoni gay. Anche se Obama non si è mai espresso in favore del matrimonio fra omosessuali, la sorpresa del Maine completa una giornata in cui le forze liberal e di sinistra sono parse in ritirata.
Per consolare i democratici non basta che il sindaco di New York Michael Bloomberg (indipendente appoggiato dai repubblicani) abbia faticato a battere il debole rivale democratico William Thompson. Se Bloomberg ha ottenuto un magro 51% è solo perché molti newyorchesi hanno punito la sua arroganza: lo strappo istituzionale con cui ha cambiato le regole che proibivano il terzo mandato e la campagna elettorale più dispendiosa della storia. Né i democratici possono rassicurarsi guardando all´episodio del 23esimo distretto di New York. Lì si rinnovava un seggio parlamentare vacante, in un collegio conservatore. La candidata dei repubblicani all´inizio era una moderata, fatta fuori da una campagna dell´ultradestra. Il candidato conservatore era così estremista che la vittoria è andata a un democratico, Bill Owens. Ma puntare sul fatto che la destra si auto-cannibalizzi su scala nazionale, è imprudente.
Robert Gibbs, il portavoce di Obama, ha cercato di minimizzare: «Si votava su questioni locali che non coinvolgevano il presidente». In realtà il presidente si è coinvolto da solo, esponendosi in prima persona soprattutto nel New Jersey. Obama è apparso tre volte nei comizi locali a fianco di Corzine. Almeno in quello Stato il presidente sperava di poter fare la differenza: l´anno scorso conquistò il New Jersey col 57% e uno scarto di 700.000 voti su John McCain. Dove sono finiti quei voti? È su questo che si divide il Partito democratico. Le risposte agli exit poll rivelano che l´89% degli elettori del New Jersey è «preoccupato per lo stato dell´economia e la direzione in cui evolve». Quasi altrettanto in Virginia: l´85%. La situazione economica non è solo una "questione locale". Anche se la recessione ebbe inizio durante l´Amministrazione Bush, ormai è Obama a essere giudicato sulle sue conseguenze.
Il politologo Markos Moulitsas, sul blog liberal Huffington Post riassume l´analisi del voto fatta dall´ala sinistra: «Gli elettori repubblicani questo 3 novembre non sono aumentati rispetto al 4 novembre 2008; ma quelli democratici sono crollati. Prima lezione: se abbandoni i principi democratici per inseguire vani accordi bipartisan, perdi voti. Seconda lezione: se cedi al ricatto dei Blue Dog (i democratici moderati) e delle lobby che li finanziano, perdi voti. Se dimentichi per strada i principi democratici per cui ti hanno eletto, perdi voti». La riforma sanitaria è il test-chiave: Obama ha già ceduto molto per trovare un´intesa coi repubblicani. Eppure proprio martedì il leader democratico al Senato, Harry Reid, ha dovuto ammettere che i voti per cambiare la sanità non ci sono e la riforma può slittare al 2010.
Dopo un anno alla Casa Bianca, effettivamente il partito di Obama non riesce più a mobilitare quei nuovi protagonisti della politica (giovani, minoranze etniche) che nel 2008 furono decisivi. I moderati però sottolineano un fenomeno di altro segno. Nel New Jersey e in Virginia c´è stato uno slittamento a destra di elettori indipendenti, la fascia fluttuante e tipicamente di centro. Lì ha fatto breccia la campagna repubblicana contro i deficit pubblici e contro le ipotesi di intervento statale nella sanità. Tra la disillusione delle frange progressiste che non vanno più alle urne, e la disaffezione dei moderati che si spostano a destra, la scelta per Obama non sarà facile.

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