Ancora un anno nero per libertà e diritti umani

Dalla Rassegna stampa

A questa diagnosi di «recessione della libertà», come Freedom House la definisce, si arriva analizzando i numeri dell’indagine. Nel 2009, su 194 paesi monitorati, 89 (il 46%) vengono catalogati come liberi in termini di diritti politici (regolarità delle elezioni, pluralismo, trasparenza dell`attività di governo) e libertà civili (stampa, religione, indipendenza della magistratura), 58 parzialmente liberi, 47 non liberi. Confrontando la situazione con quella del 2008, però, sono ben 40 i paesi nei quali si è registrato un peggioramento di uno o entrambi questi parametri, solo 16 quelli che mostrano, progressi. Se dai numeri si passa poi ai casi descritti da Freedom House, il rapporto offre una serie di istantanee dell’anno appena concluso: la violenta repressione della protesta in Iran, all’indomani delle presidenziali del 12 giugno; le condanne dei dissidenti in Cina, su tutte quella di Liu Xiaobo, promotore di Carta o8, il manifesto per la democrazia; gli assassini di giornalisti e difensori dei diritti umani in Russia: Stanislav Markelov, Natalya Estemirova, Anastasia Baburova. E poi il terrorismo e le violenze crescenti in Pakistan e Afghanistan, Somalia, Yemen. «I dati del 2009 - sottolinea Arch Puddington, direttore perla ricerca di Freedom House - sono preoccupanti.

Il declino è globale, colpisce potenze militari ed economiche. Inoltre i più potenti regimi autoritari hanno accentuato le misure repressive, sono diventati più influenti nell’arena internazionale e meno inclini a trattare». Dall’indagine emerge anche qualche timido segnale positivo. Tra i paesi giudicati più liberi e rispettosi dei diritti ci sono diverse realtà dei Balcani, a 20 anni dalla caduta del Muro che innescò la sanguinosa dissoluzione della ex Jugoslavia: il Montenegro, la Croazia, la Serbia, persino il Kosovo. Qualche miglioramento sul fronte politico è stato registrato anche in Iraq e in Libano, seppur ancora accompagnato da pesanti incognite. Quanto all’Occidente, le sfide da affrontare sono soprattutto due: perla nuova America di Barack Obama conciliare le esigenze della sicurezza dal terrorismo con la promessa di rovesciare le politiche controverse dell’era Bush; per la vecchia Europa riuscire a gestire i flussi migratori (in particolare dai paesi musulmani) che «sfidano la tradizione di tolleranza e tutela delle libertà civili». Si tratta, in pratica, di contenere la deriva xenofoba e l’ascesa dei movimenti razzisti.

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