Ancora emergenza a Fukushima «Radiazioni giù entro tre mesi»

Contraddizioni e rischi ancora a fare da sfondo alla crisi della centrale nucleare di Fukushima I e alla lenta ripresa del Giappone nordorientale. Ieri mattina, quasi in contemporanea con le assicurazioni del portavoce governativo Yukio Edano sulla possibilità di rientro entro sei mesi di almeno parte dei residenti nelle aree evacuate nei pressi dell'impianto, una nuova emergenza ha interessato la centrale. Un innalzamento delle radiazioni nei reattori 1 e 3 ha costretto le maestranze all'evacuazione, lasciando i soli sistemi automatici e i robot di fabbricazione statunitensi a tenere sotto controllo la temperatura del combustibile, in parte deterioratosi e filtrato nell'acqua di raffreddamento. Gli strumenti hanno registrato un'intensità imprevista di radiazioni pari a fino 57 millisievert/ora, notevolmente più elevate della norma, seppure non letali. Domenica, la società che gestisce l'impianto, la Tepco, aveva fatto conoscere a grandi linee la sua procedura di messa in sicurezza degli impianti che prevede una riduzione sostanziale delle radiazioni entro tre mesi, se l'opera di raffreddamento del combustibile procederà come previsto, e la rimozione del materiale radioattivo tra sei e nove mesi a partire da ora. Edano ha appoggiato il piano, dichiarandolo «praticabile» e ha indicato che il governo continuerà a monitorare la situazione, che risente inevitabilmente dell'incertezza dovuta alle continue e spesso forti scosse di assestamento.
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