Anche la Spagna declassata. Borse giù, l'euro va a picco

Una manciata di minuti prima della chiusura dei mercati, Standard & Poor’s decreta anche il declassamento della Spagna. Ed è una tegola sulla testa delle piazze azionarie, già in affanno per le sorti della Grecia, già preoccupatissime della stima secondo cui ammonta a circa 130 miliardi il pacchetto di aiuti Fmi-Bce di cui Atene necessita in tre anni. La tensione si diffonde anche se la Ue assicura di non vedere «attualmente» nessun rischio contagio.
Una raffica di segni meno torna a materializzarsi sui listini di Borsa di mezza Europa, che pure avevano respirato, dopo una pesante mattinata, di fronte alle aperture tedesche sugli aiuti: in due giorni vanno in fumo 225 miliardi. L’euro scende ai minimi da un anno. Soffrono i titoli dì Atene, Lisbona e Madrid e ora pure Dublino, l’ultimo dei Pigs, i «paesi maiale», secondo l’ormai celebre dispregiativo acronimo anglosassone.
La Commissione Ue, con il commissario Barnier, punta il dito contro le agenzie di rating chiedendo loro di comportarsi «in maniera responsabile» valutando tutto dei paesi, anche gli sforzi per risanare. Per forza di cose questo nuovo declassamento –da AA+ ad AA, con prospettive negative, che segue quello di Grecia e Portogallo, finisce per tradursi in un ciclone.
Ovunque sui mercati domina l’orso. Madrid perde 2 punti in pochi secondi, lasciando sul campo il 2,99% del valore: il premier Zapatero dice di vedere «segnali» di una ripresa economica, la sua vice De La Vega lancia un appello alla calma e reclama fiducia. Atene è sull’ottovolante: per una volta respira (più 0,94) ma in tre giorni brucia l’8,5% e le vendite allo scoperto vengono bloccate per due anni. Lisbona accusa un meno 1,89%: governo e opposizione siglano un patto per combattere la speculazione. La performance di Milano, tra le peggiori del vecchio continente, segnala un meno 2,43%:l’Italia è«al riparo», assicura il sottosegretario Bonaiuti mentre il ministro Tremonti illustra al presidente Napolítano il decreto pro-Grecia e quel che sta accadendo in Europa in queste settimane. E ancora: l’euro scende fino a quota 1,3115 sul
dollaro. Il differenziale tra i titoli greci con il bund tedesco arriva a superare quota 1000, prima di ripiegare ma sobbalzano anche i bond di tutti i partner più deboli di Eurolandia. Come sempre nei momenti di crisi, l’oro - bene rifugio per eccellenza - vola al suo massimo storico, 884,28 dollari l’oncia.
Le tensioni e i patemi sono così forti che perfino il presidente Usa Obama fa sapere che «segue da vicino» l’ evolversi della situazione: quando la Casa Bianca diffonde la sua nota, il presidente della Bce Trichet e il numero uno del Fmi Strauss-Kahn sono in missione a Berlino per convincere la signora Merkel a dire sì, e in fretta. Proprio Strauss-Kahn, davanti ai giornalisti, riconosce che la deriva dei deficit di alcuni paesi mette l’unione monetaria «in una situazione grave». La speculazione incalza. Gli spread volano. L’euro sobbalza. Gli analisti si interrogano sulle prospettive di uscita dalla crisi.
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