Anche Carra e Lusetti verso l'addio "noi cattolici siamo ospiti sgraditi"

Ne ha parlato Dorina Bianchi nella sua intervista d`addio al Pd: i cattolici o, comunque, i moderati sono ormai a disagio nel Partito democratico. E non era una mossa pubblicitaria pro Udc quella della senatrice che ha deciso di abbandonare Pier Luigi Bersani & company. Basta parlare con alcuni parlamentari che provengono dal Ppi (e che prima ancora stavano nella Democrazia Cristiana) per capire che il malessere, in una certa area, sta montando. Enzo Carra, per esempio, fino a qualche tempo fa smentiva di voler andare via. Ora non più. «Prima di andarmene - spiega Carra - vorrei che rispondessero alle tante domande che ho posto. Vorrei, per esempio, che mi si dicesse se la libertà di, coscienza sul testamento biologico che tra un po` arriva alla Camera ha dei limiti e dei paletti. Voglio anche sapere cosa pensiamo sulla giustizia. E su Di Pietro. La segreteria la pensa come il soviet che è diventato la presidenza del gruppo di Montecitorio? Io è da tempo che pongo queste domande e nessuno finora mi ha risposto: a un certo punto trarrò le conseguenze». Carra sembra più disilluso che deluso: «Franco Marini aveva chiesto le chiavi della casa del Pd per gli ex popolari e invece gli hanno dato le chiavi del sottoscala. E patetico e velleitario pensare che le cose possano cambiare. Bersani ha dato due posti eccellenti agli ex ppi - la vicesegreteria a Enrico Letta e la presidenza a Rosy Bindi - e pensa di aver risolto così la questione dei moderati del Pd, ma non è vero. Ed è ormai da luglio che mi chiedo "che sto a fa` in questo partito`?». E una domanda che si sta ponendo anche Renzo Lusetti. Lui non ha seguito Rutelli, benché con il presidente del Copasir abbia avuto un lungo sodalizio politico sin dai tempi in cui questi era sindaco di Roma. Né lo seguirà. Piuttosto, come ha confidato ad alcuni amici e colleghi di partito, è più interessato all`Udc. «La verità - osserva Lusetti è che in questo Pd tutte le cariche di peso sono state date agli ex Ds e noi ex popolari ci sentiamo come degli ospiti malgraditi in questo partito». Per due deputati ex dc che sono in rotta di allontanamento, c`è chi invece rimane ma batte i pugni e spera che questo serva a qualcosa. E il caso di Beppe Fioroni: «Se ragioniamo in termini di rappresentanza parlamentare o di posti chiave che occupiamo, dobbiamo ammettere che dal 1996 a oggi abbiamo di più. Ma il problema, è ovvio, non è questo. Il problema, per noi, è quanto riusciamo a incidere sul progetto politico del Pd. Quel che non possiamo permetterci di fare è di lasciare appaltare all`Udc l`area dei moderati e dei cattolici. E quando in piazza, come è accaduto l`altro giorno a San Giovanni, si evoca la questione cattolica come un problema, non si fa altro che allontanare tanta gente dal centrosinistra». Fioroni resta nel Pd, non ha intenzione alcuna di andarsene, ma ha un grande timore, che quei sondaggi in cui si rileva che il suo partito rischia di regalare voti a Casini dicano il vero. Per questa ragione spera che «il Pd non sia preso dall`ossessione di non avere nemici a sinistra e che per questo non si butti su quell`area, lasciando che i moderati vadano altrove». La pensa così anche Franco Marini, che è rimasto, e che tenta di presidiare il centro e di restare nel Pd onde evitare che vi sia un`emorragia di voti moderati a favore dell`Udc. Perciò l`ex presidente del Senato fa sentire la sua voce quando può. Ma per quanto Marini e Fioroni cerchino di fare argine, il malcontento di cattolici e moderati aumenta. E un personaggio ormai «esterno» come Riccardo Villari - che dopo essere stato mandato via dal Partito democratico di cui era uno dei fondatori è passato con l`Mpa di Raffaele Lombardo - rigira il coltello nella piaga e osserva: «La verità è che il Pd sta espellendo i moderati. Per loro non c`è più posto in quel partito».
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