Amnistia in cambio delle dimissioni il Cavaliere respinge l'offerta dei Radicali

Dalla Rassegna stampa

«Quelli mi vogliono vedere con le manette ai polsi, non lo avete ancora capito?». L'accelerazione impressa dai giudici di Milano sul processo Mills ha mandato su tutte le furie il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha trascorso la giornata ad Arcore, passando da una telefonata all'altra. Difficilmente il Cavaliere rientrerà a Roma prima di giovedì, giorno del fatidico voto su Marco Milanese, deputato Pdl ed ex consigliere politico del ministro dell'Economia. Ed è proprio su come disinnescare gli effetti del voto sull'ex collaboratore di Giulio Tremonti che Berlusconi sta lavorando nel tentativo di spezzare almeno uno dei fronti dell'assedio. Al partito ha assegnato il compito di serrare le fila del centrodestra, mentre i rapporti con il Carroccio sono ancora tesi malgrado i tentativi del ministro Roberto Calderoli di evitare un voto negativo, o per lo meno che l'eventuale arresto di Milanese si porti come conseguenza le dimissioni di Tremonti.

In queste ore Berlusconi va dicendo ai suoi che «non c'è nessun nesso» e che «su Giulio metto la mano sul fuoco». Un avvio di presa di distanza che potrebbe servire a mettere al riparo il ministro, che in queste settimane rappresenta una garanzia per investitori e autorità europee. Berlusconi spera ancora di poter incontrare l'alleato Umberto Bossi a Milano prima di giovedì, ma oggi l'assemblea della Lega, convocata a Montecitorio, dovrebbe confermare la libertà di coscienza è di fatto sostenere la linea condivisa dal finiano Benedetto Della Vedova: «Il voto su Alfonso Papa rappresenta politicamente un precedente». Più o meno quello che, dall'altra sponda sostiene il repubblicano Francesco Nucara che conferma per Milanese la linea del voto contro l'arresto già espressa su Papa, mentre si prepara a votare a favore della mozione di sfiducia per il ministro Saverio Romano.

Proprio l'appuntamento sulla mozione-Romano, preoccupa ancora di più il Cavaliere che ieri ha rassicurato il ministro, ma ai suoi ripete di voler attendere il voto su Milanese prima di chiedere a Romano un passo indietro. Ovviamente né l'ipotesi di riforma elettorale, né l'eventuale allargamento all'Udc di Pier Ferdinando Casini nel 2013 - come sollecitato dal segretario politico Angelino Alfano -, interessano ora il Cavaliere che medita sull'opportunità di un messaggio video agli italiani nel quale chiedere scusa per i suoi «fatti privati», escludendo però ogni tipo di reato, e denunciando «l'uso perverso delle intercettazioni».

La parola «scusa» non sembra però rientrare nei piani del premier che al massimo potrebbe andare in tv e sostenere, come da giorni sottolinea il cattolico Maurizio Lupi, che «una cosa è il peccato e una cosa sono i reati». Ad ogni soluzione «politica» che gli spiani la strada per un'uscita senza più grane giudiziarie, il Cavaliere non crede e rifiuta anche l'idea avanzata da Marco Pannella di un'amnistia che svuoti le carceri e azzeri gli imputati. Un'idea che invece non viene scartata tra le fila delle opposizioni anche se il finiano Benedetto Della Vedova mette le mani avanti: «Come diceva quella signora, prima vedere cammello!».

Passi indietro il Cavaliere non intende farne, anche se sulla possibilità di arrivare al 2013 comincia ad avere forti dubbi.

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