Le amazzoni di Silvio

L'altra metà del cielo alla conquista del potere vive condizioni opposte. Dipende se è di destra o di sinistra. L'onda rosa si è bloccata e impantanata a gauche. Sarà che il Pd non ha potere, ma di posti importanti occupati da donne ce ne sono ben pochi. I volti noti sempre gli stessi: Livia Turco, Anna Finocchiaro, Giovanna Melandri, Debora Serracchiani (la più recente).
E l'immarcescibile Emma Bonino. A livello locale, il piatto piange: l'unica poltrona importante al femminile è quella della Presidente della Regione Umbria, Katiuscia Marini. Per il resto, nulla di buono. A destra invece, tutto è in movimento. Le "amazzoni di Berlusconi" sono in piena ascesa. Ci sono i volti arcinoti delle ministre. Quello ormai onnipresente di Daniela Santanchè. E resta sempre in sella, come sindaco di Milano, la Moratti. E poi c'è una nuova leva: giovani e giovanissime attive e aggressive. Sono in genere piuttosto attraenti e lavorano sodo. Tutte molto legate al leader, quasi tutte sue creature. Adesso una di loro potrebbe fare il grande balzo: ritrovarsi coordinatrice del Pdl. Il cavaliere infatti ha lanciato palle di cannone contro il vertice attuale del partito e sembra intenzionato a puntare su qualcuna di queste giovani signore della politica. Si parla con insistenza di Daniela Santanchè.
Ma da Giorgia Meloni alla Gelmini, tutte le ministre potrebbero essere candidabili. Per non dire della toscana Deborah Bergamini, una quarantenne emergente e grintosa. Quando a sinistra cresceva l'onda rosa le donne tentavano la scalata, a partire da un movimento femminile e femminista che aveva radici nella società. Entrare in politica per cambiarla: questo era il loro motto. Si mettevano in "rete"per conquistare più spazio. Questo non vuol dire, naturalmente, che non esistessero conflitti fra di loro. Ma la poltrona si raggiungeva al grido di"più spazio alle donne". Era insomma una lotta di "genere". A destra è tutto diverso: niente movimento, niente rivendicazione collettiva dell'altra metà del cielo, niente "quote rosa". A destra si combatte individualmente per arrivare. La prima a toccare il traguardo fu Irene Pivetti. Quando diventò presidente della Camera era della Lega. Il suo partito e quello di Berlusconi avevano candidato e eletto molte meno parlamentari della sinistra. Ma misero una donna sullo scranno più alto di Montecitorio. Così oggi: il Pdl non brilla per le percentuali di elette in Parlamento, ma adesso potrebbe mettere al vertice del partito proprio una donna.
Letizia Paolozzi, femminista storica, riconosce: «Giudico positivo il fatto che una donna arrivi alla leadership di un partito politico. Spero che sia una persona capace e assennata - ne vedo alcune molto agitate e carrieriste - rispettosa di se stessa e in grado di pretendere rispetto. Se fosse così, allora sarebbe un passo avanti». Paolozzi vede una forte quota di misoginia sia a destra che a sinistra, dove «ce n'è addirittura di più». Dice: «A destra c'è una misoginia che vede la donna solo per le misure del suo corpo. Del resto il premier si fa bello delle sue frequentazioni con le escort. E che dire delle sue battute sulla donne? Ma anche la sinistra non scherza. La sua è una sorta di "misoginia paritaria", pur di infilare donne nelle liste, di arrivare al fatidico 50 per cento si mettono le mogli,le cognate, le suocere. Così alla bisogna queste fanno un passo indietro. Si riempono le liste - quello che dico è accaduto davvero - ma non si scalfisce il potere degli uomini. Credo fra l'altro che le donne ad una politica fatta così come è fatta oggi, non siano più interessate».
Tutto cambi purché nulla cambi, dunque, eppure in Italia c'è davvero bisogno di una rappresentanza femminile più numerosa e qualificata: «Forse per un certo periodo, pur di rimuovere gli ostacoli, sarebbe giusto anche accettare le quote rosa- concede Paolozzi che ne è stata una storica avversaria - per poi toglierle e scegliere restituendo finalmente alla donna tutto quello che ha e che non gli viene riconosciuto: capacità, dignità, intelligenza». Paolozzi condivide il fatto che a destra si preferisce puntare sulle individualità e non è questo che la scandalizza: «Se diventa leader del Pdl una donna che viene scelta per chi è e per quello che ha fatto,meglio così. Credo però che le donne spesso siano anche complici delle operazioni di promozione che vengono realizzate. Si sceglie sulla base delle misure del corpo? Non scorgo però una grande protesta, non sento le critiche, non vedo i rifiuti delle donne. Troppo spesso si aderisce alla schema. Ci si adegua. Anzi, si cerca di utilizzarlo per puntare alla promozione». Angela Napoli, deputata del Fli ed ex Pdl su un punto almeno è d'accordo con Paolozzi: «Mettono una donna ai vertici?
Il problema è chi scelgono e come la scelgono. Bisogna vedere se il criterio usato è quello meritocratico o se si decide usando altri discutibili criteri». Singolare scambio di cortesie, se la storica femminista di sinistra non esita a riconoscere nella sua parte una quota di misoginia, addirittura più alta di quella che scorge a destra, la Napoli contraccambia con un giudizio più sfavorevole alla sua parte: «Al centro e a sinistra c'è più attenzione alle problematiche femminile di quanta ce ne sia nella nostra area politica. Anche per questo me ne sono andata dal Popolo della Libertà e ho scelto Fini. Per trovare una maggiore sensibilità verso i problemi e anche verso la cultura di cui sono portatrici le donne». Napoli è convinta comunque che nel Pdl non mancano certo donne capaci e in grado di far bene la leader di quel partito, ma teme che «la scelta non cadrà su una di queste».
Teme che l'intera operazione «assuma i toni più dello spettacolo, della propaganda, dell'immagine che quella di una decisione se «Di donne comunque se ne parla molto e molto si parla del loro corpo, ma - osserva Paolozzi - appena questo entra in rotta di collisione con una scelta politica, allora si calpesta. Mi domando: quando si sceglie di innalzare l'età pensionabile delle donne, nessuno si chiede se il fatto che abbiano fatto figli, che abbiano lavorato pesantemente all'interno della famiglia in ruoli di assistenza, possa aver reso il loro corpo più fragile? Più bisognoso di un riposo anticipato? Il corpo conta solo per le tette e i fianchi?» Per Angela Napoli i problemi della condizione femminile debbono «essere affrontati con urgenza». E fra questi ne indica tre: «La reale libertà di scelta, molto spesso infatti, l'altra metà del cielo prende decisioni fortemente condizionate dal contesto, la conoscenza della situazione autentica delle donne in Italia e l'occupazione». La promozione, quote o no, di una presenza femminile adeguata nella politica, è questione all'ordine del giorno: ne va della natura equilibrata o non della rappresentanza. E in democrazia la rappresentanza conta parecchio.
Ma non è solo questo il problema. Come è possibile rinnovare la politica se non attraverso soggetti nuovi, capaci di portarvi culture nuove, atteggiamenti nuovi? Le donne potrebbero garantire questa spinta. In passato, almeno in parte, l'hanno garantita. La famosa solidarietà femminile batte il passo, lo scontro per il potere fra le donne da una parte si è "mascolinizzato". E dall'altra, ha preso una singolare e poco commendevole piegatura femminile. Per un meccanismo perverso, la donna che ha lottato per dichiararsi padrona del proprio corpo, una volta avvenuta la riappropriazione ha iniziato ad usarlo per sacrificarlo sull'altare della carriera. Fra le "amazzoni di Berlusconi" ce n'è però di ogni tipo: ci sono le vallette del capo, ma anche le persone serie e capaci. Una donna, intelligente, dignitosa e rispettosa di sè, che diventasse leader del Pdl, sarebbe un bel colpo. Per tutte.
© 2010 Liberal. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU