Altre foto, altro choc: come è morto Stefano?

Non solo Napoli, non solo le esecuzioni di camorra. Il tema della legalità incrocia in queste ore anche un altro caso sconcertante, che evoca pratiche e omertà molto lontane da quelle di uno Stato di diritto. Un po` Sud America, un po` Fuga di mezzanotte. La vicenda è quella di Stefano Cucchi, trentenne romano arrestato all`alba di venerdì 16 ottobre e restituito alla famiglia giovedì 22, morto, il corpo pieno di ecchimosi e fratture. Se ne è parlato ieri in Senato grazie a un`iniziativa di Luigi Manconi, presidente dell`associazione "A buon diritto" che ha organizzato una conferenza stampa per dare voce ai famigliari della vittima, alla sorella Ilaria, al papà Giovanni e all`avvocato Fabio Anselmo. Nella cartella stampa, le foto - raccapriccianti, impubblicabili - del corpo di Stefano, gli occhi neri, i lineamenti gonfi, la mascella probabilmente rotta, la schiena massacrata. Il "film" raccontato con gli occhi lucidi da Ilaria a Palazzo Madama ha dell`incredibile. Stefano arriva a casa, nella zona della Casilina, nella notte tra giovedì e venerdì, accompagnato da due carabinieri in borghese. Lo hanno fermato poco prima, gli hanno trovato in tasca venti grammi di marjuana, una dose di cocaina e due pasticche. Cercano altra droga, probabilmente lo sospettano di spaccio. Lui sta bene, rassicura la mamma. «Tranquilla, tanto non trovano nulla». E nulla viene trovato, ma Stefano viene comunque portato via in vista del processo per direttissima, fissato per venerdì alle ore 9. Quando arriva in aula è già un`altra persona. Si dichiara colpevole di detenzione di droga «in quanto consumatore», viene rinviato a giudizio ma sta così male che il giudice lo spedisce all`ambulatorio del Palazzo di Giustizia. Il referto conferma problemi gravi alla schiena e alle gambe e il giudizio - generico ma inequivocabile - è confermato poche ore dopo dall`infermeria di Regina Coeli che manda Stefano Cucchi al Fatebenefratelli per fare radiografie alla schiena e alla testa: esce fuori la frattura di due vertebre, ma Stefano viene riportato a Regina Coeli. Sabato mattina nuova corsa al Fatebenefratelli, e poi al Pertini. Il detenuto sta male, finalmente alle nove di sera qualcuno pensa di avvertire la famiglia che si precipita al "padiglione detenuti" del grande ospedale romano e trova un piantone irremovibile: «Niente visite, tornate lunedì. E comunque non preoccupatevi, non è niente di grave». La storia si ripete lunedì, poi martedì. E il giorno dopo, mercoledì, il padre di Stefano ottiene finalmente un regolare permesso di colloquio dal tribunale di Roma, ma va controfirmato da un ufficio di Regina Coeli che chiude alle 12.45. Il tempo non basta, tutto rinviato a giovedì. Ma giovedì mattina, alle 6.20, Stefano muore. Di «morte naturale», scrive il medico di turno. Cucchi è un giovane provato da una vita da tossicodipendente. Pesa appena quaranta chili, difficilmente si può pensare a un suo atteggiamento aggressivo, e tantomeno che si siano dovute usare "le cattive" per tenerlo a bada: pure un ragazzino, probabilmente, avrebbe potuto immobilizzarlo senza danni. Anche per questo i genitori restano allibiti quando vedono il corpo all`obitorio. Per giorni, in ospedale, medici e piantoni li hanno rassicurati giurando che non era grave, e ora la menzogna risulta in tutta la sua evidenza: Stefano ha la faccia completamente tumefatta, gonfia, un`occhio rientrato nell`orbita, la mascella fuori posto, i denti spezzati, lividi e lesioni su tutto il corpo. Uno choc e troppe domande senza risposta. Che restano tali anche dopo un`interrogazione dei Radicali, cui il ministri Alfano ha risposto promettendo accurate indagini. Ieri, a sollecitarle con più forza - perché i fatti sono chiari e non sembra necessario troppo tempo e fatica per tirare fuori la verità - sono stati insieme a Luigi Manconi anche molti parlamentari di tutti gli schieramenti politici, fra cui Emma Bonino, Rita Bernardini Melania Rizzoli, Flavia Perina, Renato Farina, Giancarlo Lehner, Livia Turco, Gaetano Pecorella, Andrea Sarubbi, Elisabetta Zamparutti. Uno Stato di diritto deve avere il coraggio di chiarire, individuare le responsabilità, sanzionare, e deve farlo in fretta perché è dentro il suo perimetro che hanno agito tutti i soggetti - carabinieri, agenti carcerari, piantoni, medici, infermieri - responsabili del destino di Stefano in quei micidiali quattro giorni. Perchè l`Italia non è il Sud America, e nemmeno la Turchia di "Fuga di mezzanotte", e dovrebbe essere capace di dimostrarlo. Perchè la qualità di una democrazia si misura dal livello di giustizia garantito ai più deboli, anche se troppo spesso la politica finge di dimenticarsene.
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU
- Login to post comments