"All'estero i soldi di Berlusconi"

Dalla Rassegna stampa

Inseguono i suoi soldi in Centramerica: alcuni flussi di denaro in uscita dai conti di Marcello Dell’Utri, il senatore del Pdl imputato di concorso in associazione mafiosa e ora indagato anche per estorsione ai danni di Marina e Silvio Berlusconi, attraverso vari passaggi arrivano Oltreoceano. Il Paese non viene indicato dagli inquirenti e dagli investigatori palermitani, ma potrebbe essere lo stesso in cui il parlamentare si trasferì intorno al 9 marzo scorso. Per un viaggio ufficialmente di piacere, ma che secondo gli inquirenti sarebbe stato fatto in funzione preventiva, dato che quel giorno la quinta sezione della Cassazione avrebbe potuto mandare Dell’Utri in cella per sette anni. Invece la sentenza fu annullata con rinvio e mercoledì è ricominciato il processo in appello.

Per questo Dell’Utri si sente perseguitato. E mentre i legali del Cavaliere mettono in dubbio la competenza della Procura di Palermo a indagare su fatti avvenuti quasi esclusivamente a Milano e nel Comasco (con la vendita della villa di Torno, passata dal senatore all’ex premier), l’imputato-indagato si sfoga alla Zanzara di Radio24. Ce l’ha - manco a dirlo - con il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che lo accusa di essere mediatore di una serie di estorsioni per oltre 40 milioni: vittime i Berlusconi. «È un fanatico, un ayatollah - dice Dell’Utri - basta vedere come è fatto fisicamente. Con quella barba si mette un caffettano ed è perfetto. È il Khomeini della magistratura, è un persecutore». Il senatore la butta anche sul personale: «A me ha provato a fare di tutto - dice - ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia. Il danno che fa gente come lui è enorme, e passa quasi sotto silenzio».

Dell’Utri - è l’ipotesi dell’accusa - non si sarebbe fatto pagare dall’«amico Silvio» per la fedeltà e per il silenzio circa i trascorsi pericolosi e le origini dubbie del patrimonio del Cavaliere, ma perché avrebbe preso i soldi al posto dei precedenti esattori della mafia, Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, entrambi scomparsi, girandoli ai boss. E questo fino a ora, senza soluzione di continuità. I passaggi di denaro multimilionari sono tutti apparentemente ingiustificati: lui, l’indagato, spiega che si è trattato di «prestiti»: «Venti milioni (per la villa, ndr) sono pochi. Ho un sacco di mutui, sono il più grande mutuato d’Italia. Li ho fatti per pagare i lavori di ristrutturazione, per mantenere una famiglia con quattro figli…». Ma il denaro viaggia in un senso solo (dunque senza restituzione) e non si sa dove vada a finire. Effettivamente Dell’Utri, dagli estratti-conto, risulta spendere parecchio, investire, comprare. E rivoli del denaro finiscono in un Paese del Centramerica, dove poi si disperdono. È solo un indizio, in un’indagine appena cominciata. La deposizione dell’ex premier e della figlia potrebbe adesso chiarire alcuni aspetti, soprattutto sui motivi delle cessioni di denaro all’amico Marcello e sull’eventuale conoscenza della destinazione dei soldi da parte di coloro che li prestavano all’indagato.

«No, Ingroia non può essere normale - conclude Dell’Utri - è pazzo. L’estorsione? Non c’è logica, non c’è niente, è solo un processo politico, che mira anche a Berlusconi, perché vuole tornare in campo». E Ingroia scenderà in politica? «È scontatissimo».

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