Allerta dei generali Nato contro Putin

Dalla Rassegna stampa

L’ombra si allarga. E adesso la Nato lo dice apertamente, dal suo quartier generale di Bruxelles, a Barack Obama e ai 52 altri leader del mondo che convergono sull’Europa per una serie frenetica di vertici: dopo la Crimea la Russia minaccia anche la Trasnistria, repubblica in maggioranza russofona staccatasi dalla Moldavia, e confinante con l’Ucraina. Ha già chiesto da tempo l’annessione a Mosca, ora Mosca ammassa truppe alle sue porte. E dietro la Transnistria, c’è subito la Moldavia, che però il russo lo parla e lo ama molto meno: Vladimir Putin gioca al risiko con i pezzi dell’ex-impero sovietico? Il generale Philip Breedlove, comandante supremo della Nato, non usa giri di parole: «La forza militare russa che si trova ora al confine dell’Ucraina verso Est è molto ingente, e molto, molto preparata ad agire. Se decidono di muoversi, sono in grado di farlo, e questo è assai inquietante: il Cremlino sta agendo più come un nemico che come un alleato». Eco puntuale dalle fonti del Pentagono: «Siamo molto preoccupati. Le forze russe si stanno rafforzando al confine orientale del paese. E riteniamo che si stiano preservando tutte le opzioni, incluse ovviamente ulteriori incursioni. Se decidessero di farlo, non riceveremmo alcun avvertimento». Il Cremlino ribatte di non avere «nulla da nascondere» e che le sue forze in zona sono nei limiti degli accordi. Ma perfino Vladimir Lukashenko, il dittatore della Bielorussia, dice che la Crimea è stata «un brutto precedente».

Mentre per Andrii Deshchytsia, ministro degli esteri ucraino: il rischio di una guerra fra Mosca e Kiev «sta aumentando, non sappiamo che cosa abbia in mente Putin. Questo perché la situazione sta diventando sempre più esplosiva rispetto alla settimana scorsa». E’ vero, e infatti la Nato progetta ormai di ridisegnare le sue strategie all’Est: «Abbiamo bisogno di riflettere sui nostri alleati - dice ancora il generale Breedlove - sulla posizione delle nostre forze nell’alleanza, e sul grado di preparazione di queste forze, così che possiamo essere là a difendere, se necessario, specie nei Paesi baltici e in altre zone». Tutto questo avviene mentre, come si diceva, l’Europa politica si ritrova di colpo al centro del mondo: i leader di vari continenti si sono dati appuntamento per parlare di tanti temi più o meno ufficiali che ne velano uno ben concreto, appunto la crisi russo-ucraina.

Si comincia oggi, all’Aja in Olanda, con il G7 rafforzato dal vertice sulla sicurezza nucleare. Non vi sarà Putin, ma il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov che potrà incontrare faccia a faccia il segretario di Stato americano John Kerry. In compenso vi sarà il presidente cinese Xi Jinping, atteso da un colloquio con Barak Obama organizzato solo all’ultimo istante (e delicatissimo: la Cina si astenne, alla seduta del Consiglio della sicurezza dell’Onu sulla Crimea, marcando così la sua distanza da Mosca che aveva bloccato con suo veto la condanna delle Nazioni Unite). Mercoledì, a Bruxelles, primo vertice ufficiale di Obama con la Ue: oltre che di libero scambio e di Datagate, si parlerà ancora molto dell’Ucraina. Infine, vertice UeCina con la prima visita di Xi-Jinping alle istituzioni europee, il 31 marzo. Ma forse lo sguardo di tutti sarà ancora rivolto a Est, al fiume Dniestr.

 

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