Alleanze, un vero rebus per tutti

Nei corridoi semideserti di Palazzo Montecitorio rimbomba con insistenza una sola domanda. Alla fine cosa farà l’Udc di Pier Ferdinando Casini? Dopo l’intesa di mercoledì tra Pd e Sel che potrebbe portare a un’alleanza con i centristi, tutti si chiedono se alla fine il matrimonio si farà. Angelino Alfano per il momento ostenta disinteresse. Il segretario del Pdl dice di non avere nessun rimpianto. Piuttosto dovrebbero averceli Casini e i suoi. «Non ce lo vedo proprio a dovere spiegare a suoi elettori che la linea economica è figlia della Cgil e che su certi temi la linea la dà Vendola. E anche Vendola stesso avrebbe problemi a spiegare ai suoi elettori un accordo con il partito di Casini». Difficile dare torto all’ex ministro della Giustizia. La carta d’intenti del partito vendoliano si allontana non poco dai centristi. Si parla di matrimoni gay, fecondazione assistita e libertà di scelta per il fine vita. Ma non ci sono solo i temi etici a dividere le formazioni di Vendola e Casini.
«Un’alleanza con Vendola ci farebbe perdere gran parte del lavoro fatto e ne bloccherebbe l’attuazione. Sbaglio o lui è un fermo oppositore della linea Monti?» si domandava retoricamente il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione in un’intervista ad Avvenire di ieri. L’Udc ha fatto del sostegno al “governo dei professori” la stella polare del suo cammino lungo il percorso accidentato che porta alla fine della “seconda Repubblica” .
Al contrario Vendola ha usato toni durissimi contro la politica economica dell’ex Commissario Ue e dei suoi ministri. Ma per il momento Casini lascia parlare gli altri. L’ex presidente della Camera vuole che le acque si calmino prima di intervenire direttamente. «Bersani e Vendola ne hanno di strada da fare per mettersi d’accordo», è il ragionamento che Casini ha esposto ai suoi fedelissimi. «Loro risolvano i loro problemi, noi pensiamo a riorganizzare l’aria dei moderati».
Per capire come andrà a finire questa storia (che sarà sicuramente il tormentone politico dell’estate) bisogna però allargare lo sguardo e cercare di capire quale sarà l’assetto della politica italiana del dopo 2013. Molto dipende dalla legge elettorale con cui si andrà a votare nel prossimo anno. Se il premio di maggioranza andrà al primo partito, Casini e Bersani potrebbero effettivamente allearsi. Se la quota di parlamentari aggiuntiva dovesse essere assegnato alla coalizione vincitrice la questione si complicherebbe perche bisognerebbe ufficializzare il matrimonio elettorale tra Sel Pd e Udc. Altra variabile da tenere sotto controllo è il nuovo volto del centrodestra.
Il dopo Berlusconi si presenta carico di incognite. Pezzi grossi del partito procedono ormai in ordine sparso. Certo il patto moderato-riformista fa venire in mente brutti pensieri. Il Pdl rischia seriamente di essere marginalizzato. Ma secondo Maria Stella Gelmini è Casini a rischiare di più. Il leader dei centristi dimostrerebbe di essere «disponibile a sacrificare sull’altare di un disegno di corto respiro o del tutto personale i valori fondanti dell’Udc e del Ppe in cambio del miraggio di un consenso che le contraddizioni di una alleanza contro-natura non gli potranno dare» avverte l’ex ministro. Ancora più duro Fabrizio Cicchitto. «Casini rischia di perdere la storica occasione di ricostruire, d’intesa col Pdl, una larga aggregazione politica e sociale di centro-destra», cerca di scoraggiare l’Udc il capogruppo del Pdl alla Camera. Parole pesanti che in realtà nascondono il timore di veder scappare fuori dal perimetro del centrodestra il partito di Casini. Alla fine dei giochi l’apertura di Bersani e Vendola all’Udc potrebbe fare la fortuna dei centristi. A via dei Due macelli non hanno mai nascosto le loro reali intenzioni. Nella prossima legislatura ci vuole una grande coalizione moderata per dare all’Italia le riforme di cui ha bisogno. Corteggiato da destra e sinistra, Casini sente di poter essere il protagonista più importante.
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